Con il naso immerso nei libri (gialli e thriller soprattutto), trascinata lungo le pagine da un’avventura pericolosa all’altra, mi sono ricordata di una interessante lezione a cui avevo partecipato, durante un corso pseudo-teatrale che frequentai qualche anno fa.
Tra le altre cose, un insegnante ci parlò di storie, di narrazione e di come costruire un racconto avvincente.
Disse che una buona storia deve essere come un arco: inizia da un punto e con un adeguato crescendo raggiunge il climax per poi ridiscendere e giungere al finale con il suo ovvio scioglimento di ostacoli e intrighi vari.
Ora, immersa in storie da brivido e paura, piene di efficaci suspense, deduco che una storia complessa e coinvolgente deve avere diversi di questi “archi” narrativi.
Una serie di climax che si avvicendano, magari si rincorrono, meglio ancora si intrecciano l’un l’altro.
In questo modo il lettore sarà trattenuto il più possibile dentro la storia, restando incollato alle pagine che gli proponiamo scrivendo.