Storia della scrittura: dai geroglifici agli emoticon #9 Latino in armonia

Storia della scrittura dai geroglifici agli emoticon 9 Latino in armonia

Intorno al III secolo a.C. esiste già un alfabeto latino composto da 19 lettere, nell’epoca di Cicerone (I secolo a.C.) si aggiungeranno la X e la Y.

Come i greci, anche i romani usavano i caratteri maiuscoli per iscrizioni su pietra, le minuscole, invece, erano destinate alle tavolette cerate e ai papiri.

L’iscrizione su pietra richiedeva un lungo e meticoloso lavoro di preparazione. L’incisore doveva, prima di tutto, valutare le dimensioni della superficie su cui doveva scrivere, considerare quante parole componevano il testo da riprodurre e poi stabilire, di conseguenza, la grandezza delle lettere.

Prima di incidere la pietra, l’incisore realizzava una copia su un rotolo di papiro che gli consentiva di stabilire quante lettere potevano stare in una riga e anche di studiare con cura il modo più equilibrato e visivamente armonioso di riempire lo spazio che aveva a disposizione.

Successivamente, l’incisore tracciava con un gesso sulla pietra la base della lettera e il suo punto più alto, subito dopo, disegnava i caratteri con il carboncino e poi li dipingeva. Dopo aver compiuto tutti questi passaggi, finalmente, poteva prendere in mano lo scalpello.

Nel periodo tra il II e il III secolo d. C. comparvero “la nuova scrittura comune” e l'”onciale” che, fino all’anno 1000, si diffusero in tutte le regioni europee dove si scriveva in latino.

in copertina: Iscrizione sul tamburo del Mausoleo di Cecilia Metella sulla via Appia a Roma

Uso scrupoloso delle parole per aiutare il lettore a visualizzare una scena

uso delle parole

Fondamentale per una lettura coinvolgente è riuscire a scrivere in modo che il lettore possa visualizzare la scena che state descrivendo.

I termini da usare vanno scelti con grande oculatezza, in particolare i verbi che sono il propellente dell’azione.
Se utilizzate le parole giuste, con poche frasi ben delineate e una serie di verbi trascinanti, potrete costruire una scena che possiederà grande chiarezza e consentirà ai vostri lettori di entrare nella storia e farne in qualche modo parte.

Ad esempio, una frase semplice, tratta da “Le molliche del commissario” di Carlo F. De Filippis:
Il commissario spense la sigaretta, infilò la giacca e si alzò“.
Questa frase contiene nella sua brevità una scena perfettamente costruita e facilmente immaginabile dal lettore.
Si riesce a vedere il commissario che compie le tre azioni descritte; i verbi danno ritmo alla frase che è composta da tre segmenti che segnalano i tre gesti dell’uomo.

Nei gialli, in particolare, dove spesso le descrizioni sono usate ai minimi termini, è importante tracciare con rapidità una scena o i tratti caratteristici di un personaggio; è importante non far “soffrire” l’azione né farla stagnare, per questo, spesso, nei romanzi gialli compaiono frasi scarne ed efficaci e verbi incalzanti.

Regole di scrittura: in una storia, ogni elemento deve essere necessario

regole di scrittura

In una storia ogni elemento descritto ha una sua valenza. Una narrazione che funziona non introduce oggetti o situazioni inutili.

Se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari” (A. Checov)

Checov aveva le idee chiare su come strutturare una storia.
Secondo il suo punto di vista, un oggetto che compare a un certo punto della narrazione viene introdotto perché ha uno scopo, una valenza precisa all’interno della storia che si sta raccontando.
In una narrazione accurata, quindi, non ci si sofferma su dettagli inutili o situazioni trascurabili.

Se un autore descrive un dato oggetto, vuol dire che esso avrà una valenza nella storia, a un certo punto, quella data cosa dovrà svolgere un compito, ad esempio, essere un elemento di svolta per il racconto e magari, cambierà completamente le sorti di un personaggio o più personaggi.

La stessa cosa avviene per le scene di un libro o di un film: se non producono un cambiamento nella vita del protagonista, se non servono all’economia della storia vanno eliminate.
In effetti, le storie sono più funzionali e sicuramente più efficaci senza fronzoli, ma strutturate solo con gli elementi necessari al dipanarsi delle varie situazioni e della vicenda in generale.

I gialli sono un genere dove tale tipo di regola è ancora più pressante: se in un libro viene descritto un dato oggetto o in un film l’inquadratura indugia su un particolare, il pubblico sa che a un certo punto della narrazione spunterà fuori di nuovo, così lettori o spettatori lo terranno a mente e magari, più avanti scopriranno che era l’elemento chiave che avrebbe condotto alla soluzione del caso.

Concisione: tra letteratura e social, una qualità da non trascurare

Rapidità e concisione sono due qualità che, ben amalgamate, possono diventare grande letteratura o magari un tweet ben riuscito.

Il 21 marzo, giorno della poesia, ho riletto alcuni passi dell’Antologia di Spoon River e nella rilettura, mi è saltato all’occhio come Edgar Lee Masters sia riuscito a condensare in poche parole – quelle di un epitaffio – la vita intera degli immaginari defunti del paese immaginario di Spoon River.

Un esempio tratto dal libro vale più di mille spiegazioni:

Hod Putt
Qui giaccio accanto alla tomba
del Vecchio Bill Piersol,
che s’arricchì commerciando con gli Indiani, e che
più tardi profittò della legge sulla bancarotta.
e ne riemerse più ricco che mai.
Io, per me, stanco della fatica e della povertà
e vedendo come il Vecchio Bill e altri s’arricchivano,
derubai un viaggiatore una notte vicino al Boschetto di Proctor,
uccidendolo per caso mentre gli rubavo,
per cui fui processato e impiccato,
quello fu il mio modo di fare bancarotta.


La concisione è certamente un modo per tenere desta l’attenzione e credo che tutti conoscano Twitter e il suo successo legato, quasi sicuramente, al limite di caratteri, piuttosto ristretto, concessi per comunicare notizie, sensazioni, emozioni, pensieri.

Tornando dai social alla letteratura, Italo Calvino era dichiaratamente un estimatore della concisione, anche se lui parla di “rapidità“, nelle sue “Lezioni americane“.
Per lo scrittore l’economia, il ritmo e la logica essenziale con cui sono raccontate certe storie è un valore apprezzabile, un piacere quasi da assaporare.

Ritengo che nel nostro mondo che va anche troppo di fretta, non sia da disdegnare neppure l’opposto – e Calvino stesso, pur sostenendo la rapidità come qualità da prediligere nella scrittura, sosteneva che il tempo narrativo può essere anche ritardante o immobile ed essere ugualmente valido.

Ma la velocità con cui oggi ci arrivano continui messaggi dal mondo, i tempi sempre più ristretti che abbiamo per valutare le notizie ci indicano con fermezza che siamo diretti, letteratura e non, verso un mondo sempre più rapido e conciso. Sta a noi apprezzare questa qualità, ma lasciare sempre nella nostra quotidianità delle pause che vanno decisamente nella direzione opposta…

Meccanismi che catturano l’attenzione: storie parallele

meccanismi che catturano attenzione storie parallele

Sto seguendo delle serie su Amazon Prime e sono rimasta colpita per come riescono a trascinare gli spettatori dentro la storia.
Ovviamente, queste narrazioni sono costruite proprio con questo intento e sfruttano abili meccanismi congegnati ad arte per catturare l’attenzione, ed è interessante studiare tali meccanismi, analizzandone ogni elemento che li compone.

Un interessante congegno – permettetemi di chiamarlo così – è lo svolgersi di più situazioni in contemporanea che è normale prassi anche nei libri.

Ma quanti di voi si sono soffermati a cercare di comprendere questi abili meccanismi?

In storie congegnate come queste troviamo dei personaggi “trainanti” che portano avanti una loro situazione.
Questi protagonisti o co-protagonisti vengono prima di tutto presentati, poi si passa a descrivere la loro vita e infine si introduce un elemento di rottura: un ostacolo, un pericolo imminente e poi si blocca la situazione per passare a un altro personaggio e alla sua realtà, contemporanea a quella appena mostrata.

A volte, nelle situazioni cui assistiamo, i personaggi hanno delle intuizioni, dei sospetti o ci sono delle indagini che conducono a probabili conclusioni che vengono, però, il più delle volte lasciate in sospeso, lasciando immaginare a quali implicazioni potrebbero portare se uno o più degli altri personaggi venissero a conoscenza di quei fatti o supposizioni.

Veniamo quindi trascinati nella storia e poi spintonati qua e là alla ricerca di risposte, mentre le situazioni vissute da ognuno dei personaggi chiave si svolgono parallelamente l’una all’altra oppure si collegano o si incastrano per una fase o più, si separano di nuovo, e a ognuna di queste “svolte” producono nuovi dubbi e nuove ipotesi.

Il ritmo della narrazione è quasi sempre serrato e teso, a parte qualche situazione di stasi: pause che hanno come unico scopo quello di farci riprendere fiato per poi ritrovarsi con più slancio ad affrontare nuovi problemi, nuove situazioni incalzanti e pericolose.

Il meccanismo di spostamento ci costringe a porci sempre nuove domande e qui, sta in effetti, tutto il succo della questione: nelle domande.

Siamo per natura portati a cercare risposte sia nella vita di ogni giorno sia quando guardiamo una fiction ben costruita.

Il trucco è proprio questo: per tenere desto l’interesse di spettatori o lettori, è necessario costringerli a farsi delle domande.
Ovviamente, le risposte saremo noi a fornirle, alla fine della storia, ma in questa fase non dovremo deludere le aspettative, piuttosto confermarle o meglio ancora depistarle e poi, alla fine, sorprendere sia chi guarda sia chi legge.

Spazi narrativi: il luogo spesso condiziona la storia

spazi narrativi restringimento

Vi siete mai chiesti quanto gli spazi narrativi dove si svolge una storia possano influenzare la narrazione?

Leggendo alcune storie ho notato quanto gli spazi narrativi siano influenti sia per la formulazione di una storia sia per il suo svolgimento.

Le mie prime considerazioni relative all’importanza degli spazi narrativi non sono venute da un testo letterario ma da un’opera musicale.
Il suggerimento, però, veniva da un libro, Le opere di Verdi di Julian Budden: analizzando la partitura dell’Otello ho riscontrato quanto accennato dall’autore del libro.

Mentre la storia procede, si assiste a un vero e proprio restringimento degli spazi.
Dall’ampiezza dei luoghi pubblici lentamente e inesorabilmente la musica di Verdi e la struttura del testo di Boito (autore del libretto) ci spingono con determinazione verso la scena conclusiva, dove si consuma il dramma: la stanza di Desdemona.
In quella stanza siamo confinati per assistere al suo omicidio, ovvia conclusione di una tragedia, costruita proprio sulla riduzione, anche psicologica, delle alternative possibili, fino a giungere all’unica soluzione paventata sin dall’inizio della storia: la morte, appunto, grazie alle abili macchinazioni di Jago che spingono la gelosia di Otello al limite.

L’ambientazione di una storia, quindi, è importante e vincolante, sin dall’inizio della narrazione.

Ho notato le stesse scelte in un autore di gialli, Simon Beckett.
Nei due gialli che ho letto, lo scrittore sceglie di proposito dei luoghi “ristretti”:

  • un piccolo paese dove tutti si conoscono e non vedono di buon occhio gli estranei, anche se da diversi anni vivono accanto a loro;
  • un’isola dove chiunque venga dalla terraferma è considerato quasi una minaccia o comunque, è guardato con diffidenza dagli isolani.

Queste premesse sono più che sufficienti per scatenare rapidamente gli animi non appena si crea una situazione critica, nella fattispecie, un omicidio. Si assiste a un rapido surriscaldamento che fa aumentare in modo spasmodico la tensione, e il restringimento spaziale conduce a un restringimento psicologico.

Gli estranei sono una minaccia, sono loro la causa di ogni male e questo rende la situazione esplosiva: una vera pentola a pressione e i lettori sono divisi tra la risoluzione dei crimini e il timore che qualcosa di ben peggiore possa accadere, quando la logica ha perso ogni potere.
Il tutto, il più delle volte, a favore dell’assassino che trae indubbi vantaggi dalla ristrettezza mentale e dalla diffidenza delle persone.

Quando leggerete il vostro prossimo libro riflettete sulle ambientazioni, sugli spazi narrativi costruiti dall’autore e chiedetevi:
quanto la scelta dei luoghi ha condizionato la storia?
quanto lo scrittore è riuscito a coinvolgermi grazie alle collocazioni spaziali che ha scelto per la sua narrazione?

Dettagli. Ma voi sapete che cos’è un dettaglio e perché è importante?

spaghetti pomodoro basilico dettaglio

Che cosa vi viene in mente se vi dico la parola dettagli?

La prima cosa che è venuta in mente a me è una pietanza cui sono state aggiunte delle spezie o una particolare decorazione, ad esempio, una piccola foglia di menta posta a scopo estetico su un piatto ricercato.

Quante volte mangiando qualcosa avete avvertito nel sapore una nota singolare?
Un dettaglio, appunto! Nel caso specifico, magari del peperoncino o una particolare spezia che rende il sapore di quel piatto unico.

Quindi, ricapitoliamo: che cos’è un dettaglio?

Ora, la risposta può essere: un elemento che rende particolare qualcosa; un elemento che rende unico un oggetto, un edificio, un piatto di un grande chef.
Un altro esempio interessante di cosa sono dei dettagli potete scoprirlo osservando la vostra città.

Avete mai osservato gli edifici accanto cui passate ogni giorno?

Non intendo un’occhiata e via – che al massimo coglie il colore e il materiale di cui è fatto un palazzo oppure una sagoma al limitare del campo visivo.
No, io parlo proprio di un’osservazione acuta, approfondita, magari attraverso l’ottica di una macchina fotografica, che vi consenta di vedere quello che sfugge all’occhio.

Vi assicuro che scoprirete un’infinità di cose che neppure sospettavate e tornerete a casa stupiti di quanto possa essere affascinante la vostra città; sorprendente e speciale, proprio come quel sapore che avete sentito in bocca, assaggiando quella particolare pietanza, di cui, magari, siete riusciti a individuare e classificare quel dettaglio che fa la differenza.

I dettagli sono importanti, non vanno mai trascurati, anzi, vanno corteggiati e studiati a fondo; anche quando si scrive, perché i dettagli sono il “sale della terra” e la “luce del mondo” (Vangelo, Mt 5,13-16); non dimenticatelo.

La vendetta: un nuovo caso per il commissario Lambert

Commissario Lambert e la vendetta

Il commissario Lambert è alle prese con un nuovo caso.

Una serie di omicidi sconvolge Parigi.
Il commissario Lambert è messo di nuovo a dura prova.
L’assassino è un tipo originale e inafferrabile; non lascia tracce dietro di sé, a parte delle piume sul corpo delle sue vittime.

Nel frattempo, il pm Lemarie viene accusato di omicidio e i due casi rischiano di mandare in tilt Lambert e i suoi colleghi impegnati su due fronti.

Questa volta i nostri amici, per risolvere il caso, dovranno andare molto indietro nel tempo.
Troveranno dei collegamenti con gli egizi e il Louvre e l’assassino sarà sempre un passo avanti a loro…

kobo

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Osservazione: prima regola dell’Ispirazione per qualsiasi creazione artistica

osservazione con telescopio

Alle prese con un nuovo libro o in pausa riflessiva alleno e affino i miei sensi per osservare ciò che mi circonda. L’osservazione è la prima fonte di ispirazione per chi scrive e non solo.

Guardo le persone camminare per strada e assimilo mentalmente la loro andatura.
A volte resto colpita da uno sguardo, dal dettaglio di un soggetto: lo spazio curioso tra i suoi denti, una risata piena di colore o il gesticolare inconsueto delle mani.

Tutto può diventare spunto per costruire un personaggio o per partire con una nuova storia.

Anche una frase che arriva all’improvviso, una melodia dal carattere singolare o il ricorrere ritmico di strani rumori possono essere un punto di partenza, un incipit per dare vita a una scrittura originale.

Chi scrive ha sempre le antenne ben sintonizzate sul mondo e per essere originali basta solo combinare in modo diverso i pezzi del puzzle che la vita ci sottopone quotidianamente.

Quando riusciremo a combinare osservazione e successiva creazione artistica, sosterremo anche noi che qualcosa di molto bello può nascere da “l’incontro fortuito su un tavolo di dissezione di una macchina da cucire e di un ombrello!” (Conte di Lautréamont, pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse (1846-1870), poeta francese).

Mestiere di scrivere: il ritmo, una questione importante

metronomo ritmo

Nella maratona inesausta delle mie letture, oltre a scegliere il genere, mi lascio guidare dal ritmo dell’autore che mi aiuta anche nel mestiere di scrivere.

Ogni storia ha il suo ritmo.
Credo sia utile per ognuno di noi scegliere quello che ci è più congeniale.
Di solito, quando le mie letture hanno il ritmo giusto riesco a scrivere diverse pagine nello stesso giorno; le parole escono senza fatica, rallentate solo dalla capacità delle mie mani di stare dietro ai miei pensieri.

Questo accade perché la musica ha sempre avuto una parte da protagonista nella mia vita. Anche quando apparentemente credevo di averla accantonata, la musica è sempre tornata alla ribalta nella mia vita, nei più svariati modi.
Sono convinta che la musica influenzi profondamente il mio modo di scrivere: anche quando non viene citata esplicitamente, è comunque presente, in altre forme, ad esempio, nel ritmo delle parole o nella scelta dei termini.

Leggo e rileggo spesso quello che ho già scritto, prima di procedere con la scrittura, e scelgo le parole anche per il loro suono, oltre che per il loro senso all’interno di una frase e rileggo sempre ad alta voce, per valutare se all’orecchio suona tutto nel modo giusto.

I miei libri sono diventati il mio strumento personale e io premo tasti, pizzico corde o intono note, ogni volta che scrivo.