Elementi fondamentali della scrittura: Punteggiatura… Mon Amour

segni punteggiatura

“Non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto. Senza contare quello che può fare una virgola”. (Isaak Babel‘)

Leggendo il libro “Questo è il punto” di Francesca Serafini ho riscoperto la magia della punteggiatura.

Quegli umili semplici segni che costellano le pagine regolandone il ritmo, la vivacità, la vita stessa a volte.

La punteggiatura assolve con dedizione al suo compito di rendere la pagina scritta vicina al parlato, ma la sua aspirazione più elevata è quella di rendere possibile la comunicazione, evitando fraintendimenti e nel libro ne vengono mostrati diversi di questi possibili “inconvenienti”, dove un punto o una virgola fanno davvero la differenza per quanto riguarda il significato di una frase.

Consiglio a lettori e scrittori di salpare per questi lidi a volte dimenticati, quelli dei “segni d’interpunzione”, quali novelli esploratori.
Il viaggio non sarà di certo noioso e consentirà di vivere nuove e inaspettate avventure…

La danza maledetta: un racconto, un mistero da svelare

La danza maledetta

Anna Rita Rossi

Due unici indizi: un manoscritto musicale antico e il ritratto di un misterioso scrivano. Due personaggi unici: un musicologo americano e uno strano ed inquietante sacerdote.”

Altra pillola ebook.

Intrigante il libro di Anna Rita Rossi, mi ha molto colpito la commistione tra le arti, visiva e musicale.

Nelle prime pagine, le uniche che ho potuto leggere, ho notato un inizio un pò ridondante, troppe volte l’autrice ha usato “Barrrymore”, ovvero ha chiamato il protagonista denotandolo con lo stesso nome, in troppe frasi vicine tra loro, solo nella parte iniziale. [ In questi casi sarebbe meglio cominciare a caratterizzarlo. Cosa intendo? Semplicemente al posto di usare sempre il nome, e solo quello, usare degli aggettivi, cominciare a descriverlo fisicamente, animarlo per il suo “mestiere” (il musicista, il professore etc etc).]

Questo si può superare guardando all’intreccio della storia: un libro non ancora decifrato, un incontro con una figura enigmatica e il protagonista al centro delle vicissitudini. Un mix perfetto. L’inzio è lodevole poichè l’autrice dosa bene, come è proprio dei musicisti, la forza da dare alle parole. La miscela corretta dunque porta il lettore a voler conoscere lo svolgimento dell’opera.

Stuzzica l’appetito

Self-publishing la nuova frontiera per gli scrittori: Elisabetta Rossi

Narcissus Stories: Elisabetta Rossi e l’autopubblicazione con Narcissus

Pubblicato da Giacomo D’Angelo il 26 settembre, 2012

Elisabetta aveva già scritto per noi. Ora con questo nuovo post vuole condividere nuovamente la sua esperienza dopo 4 mesi di collaborazione con Narcissus.

In questi quattro mesi ho vissuto un’esperienza che mi ha catapultata in una realtà che non conoscevo e che mi ha sorpreso, piacevolmente devo dire, e non solo per la disponibilità che ho trovato nei collaboratori della Simplicissimus Book Farm, che, ovviamente, come in tutte le realtà lavorative hanno dovuto affrontare degli inconvenienti per riuscire a dare spazio a tutti noi autori, che comunque sono riusciti a risolvere.

Questioni tecniche che esulano dalle competenze di chi scrive e crea problemi a cui un autore non pensa. Posso dire, per quanto mi riguarda, che la loro disponibilità ha superato ogni disservizio degli store ai quali sono collegati e sono rimasta stupita dal numero di librerie online dove sono in vendita i miei ebook.

Oltre alla disponibilità del team di SBF, bisogna anche considerare che, grazie a loro, gli autori che decidono di auto pubblicarsi possono usufruire di una vetrina che nessun editore italiano per il momento può mettere a disposizione di un autore che non sia più che blasonato.

Ho venduto e anche molto e, fino a che non ho visto i risultati, non pensavo fosse possibile, in pochi mesi e senza lanci pubblicitari, tranne dei semplici annunci su Facebook e mediante il sito librarsi.net, mio e di mia sorella, di ottenere tali riscontri positivi alle mie pubblicazioni.

So perfettamente che gli scrittori che pubblicano con grandi case editrici ci classificano come scrittori di serie B. Io vengo dal cartaceo e da un’esperienza con una nota casa editrice, quindi, conosco le regole del mercato editoriale.

Gli esordienti o comunque tutti quelli che cercano di farcela con le loro sole forze vengono sottopagati, sfruttati fino all’osso con dei contratti capestro, con il miraggio di vedere la propria “creatura” in libreria o in edicola, miraggio perché questi autori, proprio come è accaduto a me, sono costretti ad accettare condizioni molto sfavorevoli, pagando un prezzo molto alto in cambio di una finta notorietà.

Io, quindi credo nell’autopubblicazione che se non altro evita l’umiliazione che si deve subire cercando di entrare nell’élite blindata dell’editoria cartacea.

Certo il gioco ha le sue regole, alla fine sei solo, devi essere manager di te stesso, devi “venderti” e affrontare la diffidenza di quelli che credono che hai scelto questa strada solo perché gli editori non ti ritengono abbastanza bravo per entrare nelle loro cerchie.

Io posso dire a testa alta di avere scelto: ho deciso di interrompere il mio contratto con la nota casa editrice perché non c’era più un rapporto di fiducia e perché non c’è mai stata una relazione alla pari, così ho deciso di autopubblicarmiper intraprendere una strada nuova che ritengo più proficua e soddisfacente, e le vendite per ora mi danno ragione.

La mia scrittura non ne ha sofferto, anzi, le ricerche per ogni libro o racconto che esce dalla mia “penna” hanno lo stesso rigore e perfezionismo che mi ha contraddistinto finora.

Ribadisco che non è una scelta facile, la strada è comunque in salita, ma posso dire che la responsabilità di cui vi sentirete investiti è pari alla libertà che avrete di esprimervi, un ulteriore guadagno per i vostri lettori che vi assegneranno altrettanto liberamente lodi e a volte anche aspre critiche.

L’unica cosa che non è cambiata per me è l’impegno che profondo nel mio lavoro e il desiderio di riuscire a trattenere il lettore sulle pagine che scrivo e sono sempre qui ad aspettare ogni suggerimento valido per migliorare le mie capacità di scrittrice.

Questo articolo è stato scritto liberamente da Elisabetta Rossi per testimoniare la sua esperienza d’uso di Narcissus. Grazie Elisabetta!

Cronaca di un omicidio e la fascino della vita degli altri

ovvero la vita degli altri

In tempi di reality e con i gossip sempre sulla cresta dell’onda mi sono soffermata a pensare alla morbosa attenzione che esercita per alcuni di noi la vita degli altri.

Cornell Woolrich, nome completo Cornell George Hopley-Woolrich, noto anche con gli pseudonimi William Irish e George Hopley, era uno scrittore statunitense.
Nel 1942 scrisse il racconto It Had to be Murder, che nel 1954 fu rinominato Rear Window (La finestra sul cortile) e divenne un film di Alfred Hitchcock.

Il racconto, come il film, sono incentrati sulla tematica della vita degli altri osservata da qualcuno a distanza.

Quale sarà la motivazione profonda di questo fascino?

Riuscire a scoprire particolari piccanti o insoliti della vita di chi ci circonda?
Cogliere atteggiamenti più veri perché chi è osservato non sa di esserlo?

L’altra alternativa è che si tratti di una via di fuga dalla propria scomoda vita, un modo per immergersi in un altro mondo e dimenticare i guai personali, i pensieri che affliggono quotidianamente le esistenze di tutti oppure è il sintomo di una solitudine cronica che avvolge il mondo e ne guida inesorabilmente i passi.

Il book trailer che segue fa riferimento ad un racconto dove il protagonista è anche lui un osservatore silenzioso della vita degli altri.

La sua è una scelta non tanto psicologica, quanto fisica, visto che è costretto su una sedia a rotelle, ma non per un breve periodo come il protagonista di Hitchcock, così il suo mondo diventa la finestra del suo appartamento, dalla quale osserva la vita degli altri.

Scrutando a lungo può accadere di assistere ad eventi interessanti e se poi chi guarda è anche uno scrittore… il passo è breve a tradurre l’accaduto in una storia da non perdere.

Perché abbiamo scelto per il nostro sito il nome librarsi

Il nome librarsi

Librarsi ci è sembrato il nome più giusto. Lo abbiamo scelto perché, prima di tutto, nella sua radice contiene la parola libro, ma anche perché evoca la leggerezza con la conseguente capacità di sollevarsi da terra.

Questo sito vuole occuparsi principalmente di scrittura e lettura, quindi pensiamo di “librarci” tra un’infinità di cose considerato che attraverso questi due argomenti si può prendere in esame tutto quello che ci circonda e i nostri stessi pensieri.

Nominare una cosa è come darle vita, quindi, scegliere il nome per un dominio è come dare il nome a un figlio.

Il nome contiene in sé molte responsabilità, deve: rispondere con puntualità e pertinenza alle caratteristiche di ciò che definisce; sapersi adattare ai cambiamenti di stagione e al passare delle mode; lasciare spazio al sogno…