Uso scrupoloso delle parole per aiutare il lettore a visualizzare una scena

uso delle parole

Fondamentale per una lettura coinvolgente è riuscire a scrivere in modo che il lettore possa visualizzare la scena che state descrivendo.

I termini da usare vanno scelti con grande oculatezza, in particolare i verbi che sono il propellente dell’azione.
Se utilizzate le parole giuste, con poche frasi ben delineate e una serie di verbi trascinanti, potrete costruire una scena che possiederà grande chiarezza e consentirà ai vostri lettori di entrare nella storia e farne in qualche modo parte.

Ad esempio, una frase semplice, tratta da “Le molliche del commissario” di Carlo F. De Filippis:
Il commissario spense la sigaretta, infilò la giacca e si alzò“.
Questa frase contiene nella sua brevità una scena perfettamente costruita e facilmente immaginabile dal lettore.
Si riesce a vedere il commissario che compie le tre azioni descritte; i verbi danno ritmo alla frase che è composta da tre segmenti che segnalano i tre gesti dell’uomo.

Nei gialli, in particolare, dove spesso le descrizioni sono usate ai minimi termini, è importante tracciare con rapidità una scena o i tratti caratteristici di un personaggio; è importante non far “soffrire” l’azione né farla stagnare, per questo, spesso, nei romanzi gialli compaiono frasi scarne ed efficaci e verbi incalzanti.

Scrittura #6 Le scene di Simenon

Pipa con ombraSi incamminò verso il Café de la Marine, e quando ne varcò la soglia le voci tacquero di colpo. I battellieri erano tutti in cerchio attorno alla stufa di ghisa. Il guardiano della chiusa stava appoggiato al banco, vicino alla figlia del padrone, una ragazza alta, con i capelli rossi e gli zoccoli ai piedi.
I tavoli ricoperti di tela cerata erano ingombri di bottiglie e bicchieri e cosparsi di chiazze.
‘Allora è proprio sua moglie?’ finì col chiedere il padrone facendosi coraggio.
‘Sì! Mi dia una birra! Anzi, no! Qualcosa di caldo… Un grog’.
A poco a poco i battellieri avevano ripreso a discorrere. La ragazza, nel portare a Maigret la bevanda bollente, gli sfiorò la spalla col grembiule“.
(Georges Simenon)

Appena entra Maigret, la scena si congela.

Simenon descrive le rispettive posizioni dei personaggi che si trovano all’interno del locale e grazie a una rapida occhiata che va dall’alto dei capelli rossi della figlia del padrone al basso dei suoi zoccoli, ci fornisce una pennellata rapida di colore e al contempo, ci consente di seguire lo sguardo del commissario che ha percorso la stanza e osservato tutti i presenti, soffermandosi su alcuni dettagli e tralasciando, ad esempio, di descrivere i battellieri: una massa indistinta che fa cerchio attorno alla stufa.
Il lettore può così ricostruire mentalmente il “Café”, gli uomini e le donne presenti e anche il mobilio della stanza.

L’autore fornisce tutti gli elementi affinché chi legge possa entrare fisicamente nella scena e al tempo stesso ci dice che l’entrata del commissario ha provocato un’interruzione.

I personaggi devono assorbire la nuova presenza nella stanza, ma è sufficiente il tempo di una rapida descrizione e un breve scambio di battute tra Maigret e il padrone del locale perché il flusso vitale della scena riprenda il suo normale corso: i battellieri proseguono i loro discorsi interrotti e la ragazza dai capelli rossi sfiora con il grembiule la spalla del commissario.

La contemporaneità è un’altra caratteristica delle scene di Simenon.

Maigret si accese la prima pipa della giornata e andò ad aprire alla ragazza che portava il caffè. Poi diede un’occhiata dalla finestra al Southern Cross, su cui non si scorgeva ancora alcun segno di vita. In quel momento stava passando una chiatta, e il battelliere, appoggiato al timone, guardava lo yacht con ammirazione mista a invidia“.

‘E così è venuta fuori una bella storia… Vuole che l’aiuti, capo?…’
In effetti Maigret stava facendo sforzi disperati per afferrare le bretelle che gli pendevano lungo le gambe
“.

Attraversarono la banchina ed entrarono nel locale, dove c’era soltanto la cameriera che stava pulendo i tavoli.
‘Aspetti!… Che cosa prende?… È giusto l’ora dell’aperitivo!… […] Julie, va’ pure in cucina, resto qui io…’
Poi, con un’occhiata d’intesa al commissario:
‘Alla sua salute!… L’ho vista da lontano e, siccome avevo qualcosa da dirle…’.
Andò ad accertarsi che la ragazza non stesse origliando dietro la porta. Poi, con un’aria sempre più enigmatica […] tirò fuori di tasca qualcosa“.

Mentre un personaggio racconta alcuni fatti, l’altro è occupato in altre faccende: osservare fuori dalla finestra, dove sta accadendo qualcos’altro; vestirsi o coinvolgere altre persone nella situazione.

Tutto allo scopo di interrompere il racconto e far lievitare la curiosità.

Il lettore, per conoscere gli sviluppi della storia, sarà costretto ad attendere. Inoltre, l’autore, in questo modo, ha creato anche un effetto prospettico: la scena si allarga, acquisisce realismo e profondità, consentendo a chi legge di ampliare nella sua immaginazione la visione del quadro narrativo.