Dopo aver visto un interessante documentario su Sandro Botticelli mi sono interrogata sul vero ruolo dell’artista: il comunicare.
Ovviamente, la comunicazione attraverso un’opera d’arte è a un livello diverso rispetto ai dialoghi di tutti i giorni; è una “conversazione” complessa e ambigua, anche se persino il linguaggio quotidiano conserva le sue ambiguità e necessita spesso di una lettura tra le righe, e di una certa abbondanza di segnali concomitanti.
Quindi, tanto più misterioso e difficile da decifrare sarà il dialogo tra artista e spettatore, se il tramite è, ad esempio, un quadro.
Spesso, quando un’opera d’arte raggiunge il suo pubblico, l’artista non è più in vita e il passare dei secoli contribuisce a cambiare i gusti e la visione del mondo, quindi, anche la fruizione delle opere d’arte.
Eppure ci sono opere ed artisti che restano vivi e contemporanei nei secoli, anzi, nonostante i secoli. L’interesse per queste creazioni artistiche e per chi le ha realizzate sopravvive al passare del tempo e le opere si caricano di nuove aspettative e significati.
Spesso le interpretazioni non rispecchieranno per intero la visione dell’artista, molte volte questi significati verranno moltiplicati attraverso gli occhi di ogni spettatore, assumendo di volta in volta la visione di chi guarda.
Qualsiasi artista si chiederà se è riuscito a comunicare quello che sentiva al suo pubblico, alla ricerca di una comprensione che può diventare un’eredità, una pretesa d’immortalità, se l’opera è veramente grande, e se lo è, continuerà a suscitare echi, discussioni, confronti e animerà dubbi che magari non avranno mai soluzione.