Pace, una parola controversa e bellissima.
In questi giorni la si avverte nell’aria, compare in molte canzoni legate al Natale e mai come in questo momento è oggetto di attenzione profonda.
Credo bisognerebbe riflettere un po’ sulla sua etimologia e su i significati che può assumere, considerarla con cura, in base a punti di vista e contesti diversi.
Può essere un relazionarsi sereno con gli altri, vivendo in armonia nel mondo e nella natura. Può essere una condizione interiore, ma per molti in questo momento incarna il desiderio profondo e intenso di non vivere più con il rischio opprimente della morte, per cui vi esorto a riflettere su questa parola, ad aprire un semplice dizionario per vedere ogni suo possibile significato.
Un piccolo prontuario per iniziare la ricerca:
Wikipedia
La pace è una condizione sociale, relazionale, politica (per estensione anche personale ovvero intraindividuale, o eventualmente legata ad altri contesti), caratterizzata dalla presenza di condivisa armonia e contemporanea assenza di tensioni e conflitti.
Treccani
Condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., sia all’esterno, con altri popoli, altri stati, altri gruppi.
A me piace pensare alla pace come a qualcosa che aiuta a sollevarsi da terra; una sensazione di leggerezza che rende l’animo appagato; uno stato in cui pensieri cupi e pesanti siano scacciati, come inutile zavorra che non siamo costretti a trasportare.
Il simbolo? Una colomba: mi piace pensare che la pace possa posarsi ovunque…
E voi, come ve la immaginate?