Sono diventata una habitué degli appuntamenti con i film-documentario della NexoDigital. L’ultimo in ordine di visione: “Raffaello. Il principe delle arti“.
Colpisce di questi film non solo la spettacolarità delle immagini e la meticolosa esposizione dei dettagli e dei fatti rappresentati, ma anche la possibilità di immergersi in un’altra epoca, di cogliere le sfumature di relazioni umane diverse, di visitare luoghi sotto una luce differente, coperta dalla patina del tempo.
Ho trascorso 90 affascinanti minuti passeggiando con Raffaello per Urbino, Firenze e Roma, incontrando Leonardo, Bramante e Michelangelo.
Ho scoperto alcuni segreti della sua vita e ammirato la bellezza incomparabile dei suoi quadri, afferrando le minuzie dei volti, gli incredibili particolari dei panneggi e soprattutto la grazia e la delicatezza del suo tocco, nonché la lussureggiante meraviglia dei suoi colori.
Al termine di questo magnifico viaggio non si può che concordare con Pietro Bembo che scrisse l’epitaffio per il suo amico pittore (morto nel 1520 a soli 37 anni) inciso sulla tomba di Raffaello al Pantheon a Roma: “Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente mori” (Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire).