“Casta Diva che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel.
Tempra o Diva,
Tempra tu de’ cori ardenti,
Tempra ancor lo zelo audace,
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel”.
Questa è la preghiera che nella Norma di Bellini, la sacerdotessa gallica rivolge alla luna.
Certamente non sarei in grado ci cantarla come la Callas, interprete divina di questa opera.
Non ho mai potuto vederla da vicino come forse Margherita Hack avrà fatto tante volte studiandone i crateri, anche i Pink Floyd hanno dedicato un album alla luna: Dark Side of the Moon (Lato Oscuro della Luna).
Poi penso ai lupi che non conoscendone la natura le dedicano spesso una serenata, contagiandosi da branco a branco con i loro ululati prolungati nella notte.
Ma fondamentalmente la luna è degli innamorati, dei sognatori e a differenza del sole che non puoi guardare quando è allo zenit, in assenza di nubi la luna è lì in mezzo al cielo scuro e spesso ci soffermiamo ad ammirarla.
Taluni le parlano o le confidano segreti e pensieri, sicuri che lei possa capire ogni cosa, lei che ci guarda da lassù incastonata nel cielo, immutabile e bellissima.
Ma se la luna non riesce a capire sono loro che si sono spiegati male o forse, come sono certe persone, anche lei rimane irraggiungibile, con quell’alone di mistero che nessuno sa spiegarsi bene.