Presagio Mortale: il palazzo in Rue de Crimée

Casa Picard in Rue de Crimee

La casa era situata a nord-est di Parigi, nel XIX arrondissement, in Rue de Crimée, vicino al Parc des Buttes Chaumont.

Il suo aspetto era curioso e spettacolare, proprio come il suo proprietario, Edmond Augustine Picard, criminologo, esperto d’arte e scaltro conoscitore dell’animo umano, noto a tutti come ‘il professore’.
Si era guadagnato quel soprannome per le sue vaste conoscenze e perché insegnare era stata una delle sue prime occupazioni.

[…]

La casa dei Picard si ergeva da due basamenti di pietra assediati dal muschio e da vegetazione rampicante; sulla facciata principale e su quelle laterali gli spigoli presentavano una decorazione a righe rosso cupo e avorio.

Il portone principale era sormontato da un’ampia vetrata che si affacciava su un balconcino di pietra. Le finestre su ogni lato dell’edificio erano strette, terminavano in archi a tutto sesto con pennacchi al centro ed erano circondate da cornici a righe, identiche a quelle sugli spigoli della costruzione.

Il fondo della facciata era color terra di Siena naturale, di un’intensità tale da far risaltare tutto il resto.
Il tetto era maestoso, al centro di ogni falda c’erano finestre incastonate tra medaglioni decorativi; i camini dalle forme appuntite sfidavano il cielo insieme a guglie ben assortite.

La forma generale della casa era simile a un panettone squadrato e il tetto con le sue forme morbide ed eleganti assomigliava a un’elaborata glassatura.

(A. J. Evans Presagio mortale)

Estate tempo di letture, tempo di novità!

ragazza legge seduta su un prato

Estate.

Tempo di relax, di avventure, di sole, di mare o di montagna, ma anche di città; tempo di vacanze e di lettura.

Vi proponiamo una serie di gialli di prossima uscita che vi terranno compagnia perché dovunque siate o dovunque andiate portiate un libro con voi, non ve ne pentirete…

I prossimi giorni, la prima uscita.

Quando la lettura diventa emozione

quando la lettura diventa emozioneQuando avresti voluto scrivere una frase simile e invece…

A volte il cruccio di uno scrittore non è la pagina che rimane inesorabilmente bianca, ma leggere altri scrittori e “innamorarsi” di un incipit, di una descrizione, di un concetto espresso così bene che è riuscito a farti provare delle forti emozioni e vorresti che almeno uno dei tuoi lettori possa aver sperimentato, almeno una volta, sensazioni simili leggendo un tuo romanzo.

Non cadete nella tentazione di dire che c’è invidia, per me, è ammirazione.

La leggerezza di una frase, la sua schiettezza, la capacità dell’autore di tenderti la mano e farti entrare nel suo racconto per consentirti di vedere le cose con i suoi occhi e poi di tradurle nella tua personale visione di lettore.

Certi autori sono in grado di lasciarti vagare con la fantasia per pagine intere e poi ti riprendono con destrezza e ti riconducono sulla “retta via”: nella loro storia, focalizzandoti di nuovo sui fatti che ti stanno raccontando.
Altri, ancora, ti incalzano, non lasciandoti neppure respirare; ti fanno sognare e poi soffrire, ti sorprendono, ti fanno sorridere.

Fare lo scrittore non è facile, ma è un mestiere talmente bello che ti fa dimenticare tutta la fatica che c’è dietro un nuovo libro: il sacrificio di non dormire, di rileggere dieci volte una frase che non è perfetta. Il più delle volte, si dimenticano persino i lunghi momenti dedicati a studiare libri interi per chiarire un dato aspetto che si vuole descrivere, per poi trovarsi a trascrivere solo poche righe.

Leggere in ogni caso ritengo sia uno degli aspetti più importanti del lavoro di uno scrittore. Un dovere, oltre che un piacere.

Ogni scrittore è prima di tutto lettore, ma leggere è anche un gesto di umiltà, di chi sa che non si finisce mai di imparare e che è fondamentale confrontarsi con gli autori del passato e del presente per poter crescere e migliorare il proprio mestiere.
Inoltre, leggere è importante per coltivare le emozioni, per sentirsi vivi, per meravigliarsi di quanta bellezza e singolarità ci sia nel mondo, nella vita degli altri, nel senso profondo delle parole.

Concludo con una frase di un libro che mi ha fatto emozionare, spero che faccia su di voi lo stesso effetto.

Vista così, dall’alto, la città addormentata sembra una costruzione infantile, un modellino che ha rifiutato di adattarsi alle regole, fossero pure quelle della fantasia. La collina d’origine vulcanica potrebbe essere un grumo di plastilina nera, il castello che si erge saldamente su di essa un distorto agglomerato di mattoncini dentellati. I lampioni stradali coi loro globi arancioni sono carte di caramelle stropicciate in cima a bastoncini di lecca-lecca.
Nelle acque del Firth of Forth, pallide lampadine di torce tascabili illuminano barche giocattolo, appoggiate su un foglio di carta crespata nera. In questo mondo, le guglie frastagliate del’Old Town potrebbero essere fiammiferi piegati ad angolo, i giardini di Princess Street un ritaglio di moquette spugnosa, gli edifici tante scatole di cartone, con porte e finestre accuratamente disegnate da pennarelli di vari colori e con cannucce a simulare gronde e tubature. Disponendo di una lama affilata (magari di un bisturi), quelle porte potrebbero anche essere aperte. Ma sbirciarvi dentro… Se si guardasse all’interno, quell’impressione verrebbe distrutta” (“Anime morte” Ian Rankin).

Quando un libro ti chiama

libro lettura lettrice

Quando bastava un monumento, un cartello stradale, una rovina famosa, uno scorcio naturalistico per affermare che c’eri stato…

Ora la mania di protagonismo ha fatto slittare l’emozione di quell’attimo irripetibile a pensare immediatamente dopo ad un selfie da mostrare al mondo.
Una via stretta che si apre su una piazza immensa, un rettangolo scuro tra le mura antiche che inquadra un pezzo di cielo o fa tuffare lo sguardo nel mare, la bellezza naturalistica che ti lascia senza parole, diventano sempre più spesso sfondo o quinta incolpevole di un selfie con uno o più faccioni in primo piano a volte distorti dalla vicinanza del cellulare.

Se non sei presente nella foto pensi che i tuoi amici non ti credano?

Essere immortalati con contorsioni ridicole ti fa sentire più protagonista che gustarti l’attimo di quell’abbandono verso quello che prima non avevi mai visto?
Entrare in una foto è così determinante, come se senza quella testimonianza tu che scatti una foto non esistessi?

Mania di protagonismo che ancora non mi ha assorbito, mentre mi capita sempre più spesso che sia un libro a diventare il protagonista indiscusso dei miei pensieri giornalieri e se fosse possibile vorrei poter entrare tra le parole, vivere la vita dei personaggi per la durata della lettura.
Tuffarmici ogni momento della giornata, anche se non mi è possibile, ma tenere sempre in mente la storia, per tornare a parteciparvi, appena riaprirò le pagine.

Essere immortalata in un’immagine con i personaggi che si muovono nel loro tempo, nella loro storia.

Esserci per me è ormai diventato anche e solo quando entri a far parte di un racconto, di una narrazione che trovi stupenda, innovativa che ti cattura e che ti fa dimenticare tutto il resto del mondo, allora per me quello è il libro che dovevo leggere in quel dato momento e io ho risposto alla sua chiamata, quello era il momento giusto perché io potessi apprezzarlo e nello stesso tempo esso potesse ispirarmi.

Ma questo è possibile solo se un libro è così potente da farti viaggiare con la fantasia, mentre sei in un’altra epoca, in un’altra città, dall’altra parte del mondo o solo a pochi chilometri, ma comunque un prolungamento delle pagine, un’assenza che si materializza nel racconto che scorre sotto ai tuoi occhi.

Di nuovo libera, la mano di Stephen tornò alle conchiglie vuote. Simboli anche di bellezza e di potere. Un rigonfio nella tasca. Simboli insozzati da cupidigia e avarizia”.

Ecco le loro controparti: anche loro fiati indolciti, con tè e marmellata, la sciocca ridarella dei loro braccialetti quando litigano”.

Il sole tra l’intarsio delle foglie spandeva paillettes e monete danzanti sulle sue sapienti spalle”.

Passi di: James Joyce tratti dall’“Ulisse

Vorrei tenere a mente solo le emozioni che possono sfiorarmi e scivolare sottopelle, mentre leggo quello che uno scrittore ha saputo mettere nero su bianco e cercare in tutti i modi a me possibili, riuscire a trasferire parte di quelle emozioni quando a mia volta sentirò il bisogno di raccontare.

La società dell’immagine, ci rende sempre più spesso protagonisti del niente, mentre entrare in una narrazione più profonda, fare un viaggio introspettivo attraverso la lettura o osservando quello che ci circonda. per me, è molto più importante.

Scegliere di essere piuttosto che apparire e smettere di illudersi che una serie di immagini di noi stessi possa raccontare noi e la nostra vita o per assurdo farci entrare nella vita degli altri.

La scrittura di Ed McBain e i “cambiamenti climatici”

nuvole
“In una bella giornata di primavera la gente non pensa alla morte”.

Questo è l’incipit di “Lungo viaggio senza ritorno” di Ed McBain.
Ho appena terminato di leggerlo e uno degli aspetti che più mi ha colpito di questo libro sono le condizioni atmosferiche che per contrasto introducono e scandiscono l’azione: quella dell’assassino.

Quest’uomo che imbraccia un fucile e uccide dai tetti della città, misterioso e letale, a dispetto delle magnifiche giornate primaverili, continua ad uccidere anche se “è l’autunno il tempo adatto a morire, non la primavera. L’autunno stimola i pensieri lugubri, invita alle fantasie macabre, favorisce i desideri di morte, con lo spettacolo malinconico del declino della natura […] Muore tanta gente, in autunno. Tutti i giorni“.

Dopo una tirata iniziale che coinvolge persino il Codice Penale, additando come un crimine ulteriore la “Morte in primavera“… avviene il primo omicidio di un ignaro buon cittadino che non pensava alla morte in quella splendida giornata che per lui sarà l’ultima.

Ovviamente, non è l’unico scrittore che utilizza l'”espediente climatico” per favorire una storia, per creare l’atmosfera.
Qui per contrasto, in altri casi, il tempo “va a braccetto” con i sentimenti o le emozioni dei personaggi della storia oppure serve a preannunciare qualcosa di misterioso o terribile che sta per accadere.
Chi non ricorda il fortunato tormentone:

Era una notte buia e tempestosa…

L’assassino va in scena: tra le note di Mozart e le vie di Salisburgo

Insegna cover assassino va in scenaMozart è il filo conduttore di una serie di efferati omicidi.
Saverio, un famoso organista, si trova coinvolto nelle indagini, ad aiutarlo un prezioso amico e un simpatico cane.
I tre detective in erba e Schneider, il tenace ispettore di polizia, dovranno districarsi tra dettagli curiosi e cifrari segreti, immersi nella stupenda cornice della città di Salisburgo che non si limiterà a fare da sfondo a questa intrigante storia.

Questi sono i punti salienti del mio giallo che è nato da un’immagine: un Papageno morto con un Glockenspiel accanto.

Papageno, uno dei personaggi chiave del Flauto magico di Mozart mi ha indicato la strada da seguire per quella che considero un’affascinante avventura “scrittoria” che si è conclusa da poco.

L’ambientazione è, appunto, Salisburgo, non solo perché è il luogo di nascita di Mozart, ma anche perché l’ho vista con i miei occhi e mi ha letteralmente affascinato.
Un piccolo gioiello incastonato fra le montagne e, a sua volta, la città, in un gioco quasi di matrioske, incastona nel suo mezzo il Salzach, il fiume che divide o se preferite unisce le due parti di Salisburgo: quella nuova (Neustadt) e quella vecchia (Altstadt).

Ho pensato che fosse il posto giusto per lo svolgersi dei miei eventi: un luogo racchiuso e delicato come una pietra preziosa, la presenza invisibile ma costante della musica gioiosa e vitale di Mozart, contrapposti alle tracce oscure del male, un contrasto fantastico e affascinante.

La musica in questa storia ha una grande importanza perché, come per Saverio, il protagonista della mia storia, anche per me occupa un posto di rilievo nella mia vita: ha seguito e segue ogni mio passo come una fedele amica e lasciarsi guidare dai suoi suggerimenti mi ha sempre portato fortuna.

Buona lettura.

Traduzioni: incomincia la nostra avventura in lingua inglese

banner Gialli in inglese

Finalmente due dei nostri ebook sono online in inglese.

Abbiamo deciso di tentare l’avventura con due thriller.
Murder Chronicle” e “The Bewitched Theatre“.

Il primo è un intrigante giallo, dove uno scrittore immobilizzato su una sedia a rotelle diventa testimone e cronista di un singolare caso di omicidio; l’altro invece è un divertente giallo per bambini, in cui c’è posto per dei curiosi topi e addirittura per un fantasma, sullo sfondo di un teatro stregato.

Siamo intenzionate a proseguire in questa direzione e presto ci saranno altri titoli disponibili in inglese.
Speriamo che questa novità venga accolta con piacere anche dai lettori.

La danza maledetta: un racconto, un mistero da svelare

La danza maledetta

Anna Rita Rossi

Due unici indizi: un manoscritto musicale antico e il ritratto di un misterioso scrivano. Due personaggi unici: un musicologo americano e uno strano ed inquietante sacerdote.”

Altra pillola ebook.

Intrigante il libro di Anna Rita Rossi, mi ha molto colpito la commistione tra le arti, visiva e musicale.

Nelle prime pagine, le uniche che ho potuto leggere, ho notato un inizio un pò ridondante, troppe volte l’autrice ha usato “Barrrymore”, ovvero ha chiamato il protagonista denotandolo con lo stesso nome, in troppe frasi vicine tra loro, solo nella parte iniziale. [ In questi casi sarebbe meglio cominciare a caratterizzarlo. Cosa intendo? Semplicemente al posto di usare sempre il nome, e solo quello, usare degli aggettivi, cominciare a descriverlo fisicamente, animarlo per il suo “mestiere” (il musicista, il professore etc etc).]

Questo si può superare guardando all’intreccio della storia: un libro non ancora decifrato, un incontro con una figura enigmatica e il protagonista al centro delle vicissitudini. Un mix perfetto. L’inzio è lodevole poichè l’autrice dosa bene, come è proprio dei musicisti, la forza da dare alle parole. La miscela corretta dunque porta il lettore a voler conoscere lo svolgimento dell’opera.

Stuzzica l’appetito

Cronaca di un omicidio e la fascino della vita degli altri

ovvero la vita degli altri

In tempi di reality e con i gossip sempre sulla cresta dell’onda mi sono soffermata a pensare alla morbosa attenzione che esercita per alcuni di noi la vita degli altri.

Cornell Woolrich, nome completo Cornell George Hopley-Woolrich, noto anche con gli pseudonimi William Irish e George Hopley, era uno scrittore statunitense.
Nel 1942 scrisse il racconto It Had to be Murder, che nel 1954 fu rinominato Rear Window (La finestra sul cortile) e divenne un film di Alfred Hitchcock.

Il racconto, come il film, sono incentrati sulla tematica della vita degli altri osservata da qualcuno a distanza.

Quale sarà la motivazione profonda di questo fascino?

Riuscire a scoprire particolari piccanti o insoliti della vita di chi ci circonda?
Cogliere atteggiamenti più veri perché chi è osservato non sa di esserlo?

L’altra alternativa è che si tratti di una via di fuga dalla propria scomoda vita, un modo per immergersi in un altro mondo e dimenticare i guai personali, i pensieri che affliggono quotidianamente le esistenze di tutti oppure è il sintomo di una solitudine cronica che avvolge il mondo e ne guida inesorabilmente i passi.

Il book trailer che segue fa riferimento ad un racconto dove il protagonista è anche lui un osservatore silenzioso della vita degli altri.

La sua è una scelta non tanto psicologica, quanto fisica, visto che è costretto su una sedia a rotelle, ma non per un breve periodo come il protagonista di Hitchcock, così il suo mondo diventa la finestra del suo appartamento, dalla quale osserva la vita degli altri.

Scrutando a lungo può accadere di assistere ad eventi interessanti e se poi chi guarda è anche uno scrittore… il passo è breve a tradurre l’accaduto in una storia da non perdere.