Parlare di fumetti per ragionare di tecnica: l’importanza della documentazione.
Mettiamo che abbiate avuto un’idea. E che l’idea sia proprio forte, che ogni volta che tornate a soffermarvi su di lei si arricchisca di particolari nuovi, piuttosto appetibili… È il momento di cominciare a raccogliere materiale. Se i vostri personaggi si muovono sotto la città, guardatevi intorno con molta cura, se vi capita di usare la metropolitana.
Fate ricerche in Internet utilizzando come chiavi di ricerca frasi del tipo tunnel sotto la città o mappe fognarie, ma anche un generico cunicoli, bunker, sopravvivere al 2012. Non ricaverete soltanto informazioni di massima ma, soprattutto, la possibilità di nuovi spunti per la storia che ancora non sapete di possedere.
Questa non sarà una documentazione vera e propria (operazione che farete cercando informazioni molto più mirate) ma il primo nutrimento visivo dello spunto narrativo che dovete sviluppare. Segnatevi sempre le fonti particolarmente ricche, che vi hanno ben impressionato, nonostante, magari, non c’entrino nulla con l’argomento che avete intenzione di trattare: domani sarete felici d’averlo fatto.
PERSONAGGI, NEMICI E SPALLE.
Può darsi che vi sembri strano che io cominci a parlarvi di come si costruisce un personaggio, piuttosto che di come si assembla una storia. In realtà, non lo è. Lo sceneggiatore di fumetti ha solo due sbocchi: o i personaggi (quindi le storie) esistono già o ne crea lui ex-novo. Se l’idea è proporsi come autore/ sceneggiatore (non sempre si ricoprono entrambi i ruoli: nel caso di Diabolik, difficilmente il soggettista è anche sceneggiatore) di un fumetto seriale (l’esempio più diffuso lo abbiamo con i prodotti Sergio Bonelli Editore) la prima operazione da effettuare è studiare il personaggio.
Voglio sperare che a nessuno venga in mente di ripetere certe ignobili figure fatte anni addietro da sedicenti aspiranti sceneggiatori di fumetti che, alla domanda “Quali fumetti leggi?” ebbero il coraggio di rispondere che non ne leggevano perché non avevano tempo. Peggio ancora, qualcuno asseriva candidamente di “voler fare fumetti in attesa di qualcosa di più serio”. Vi risparmio tutta una serie di commenti che mi nascerebbero dal profondo del cuore.
Mettete in conto che, se volete lavorare con un prodotto seriale già esistente, dovrete vedervela con un editor o facente funzioni. Spesso è il responsabile della serie, qualche volta il suo braccio destro, ed è sempre e comunque una rogna (se non proprio una ca-rogna).
Difficilmente è un raccomandato incompetente, superficiale e fatuo, ma questo non migliora la vostra situazione (quella della casa editrice sì): vi scontrerete con un pezzo di granito, spesso altrettanto comunicativo, molto più predisposto a usare il bastone invece della carota. Spazziamo via qualunque ambiguità: LUI HA RAGIONE. Non perché siate in torto voi, ma perché l’editore ha deciso di lasciare a lui facoltà di scelta su autori e storie e su questo investe discrete somme ogni mese.
Nessuno mette in discussione che le idee di un esordiente possano davvero essere buone, deflagranti e innovative, ma difficilmente saranno prese in considerazione: quando ci si avvicina a un personaggio è consigliabile rimanere nei solchi della tradizione, inserendo al massimo un colpo di scena per storia.
Riceverete un sacco di rifiuti.
Anzi, a voler essere onesti i professionisti del settore affermano di aver ricevuto più rifiuti che risposte affermative. Ricordatevelo, quando sarete furiosi (o terribilmente infelici, a seconda di quella che è la predisposizione personale) perché vi avranno cestinato la storia perfetta. Prima riuscirete a dotarvi di una robusta crosta psicologica, meglio sarà; e questo non vi autorizza assolutamente a peccare in senso opposto, cioè a credere di essere sopra chiunque altro e che qualunque rifiuto sia dettato da invidia o manifesta incapacità.
Uno sceneggiatore famoso (rubacchiando un pensiero di Angelo Branduardi rivolto al mondo delle produzioni musicali) ha raccolto in una frase il difficile equilibrio interiore che ci dobbiamo sforzare di raggiungere quando ci esponiamo al giudizio professionale degli altri: “… per affermarsi nel mondo del fumetto è necessario possedere il 20% di talento. Il restante ottanta è questione di carattere, e non sono affatto convinto che ribaltando le proporzioni possiamo ottenere lo stesso risultato”.
In realtà, credo che il ragionamento sia applicabile a qualunque professione creativa; proprio perché si tratta di professioni. Nessuno obbliga uno scrittore a misurarsi col giudizio altrui, ma se si decide di uscire dalla dimensione diaristica o dalle protettive quattro mura della propria stanzetta la faccenda cambia.
Bisogna acquisire GLI STRUMENTI e, specie se ci avviciniamo a un prodotto già esistente come il fumetto seriale, dobbiamo smettere di essere fans e ragionare come autori.
Questo non significa che dovrete smettere di divertirvi.
Solo, se riuscirete a fare le cose per bene e avrete una carriola di fortuna, qualcuno vi pagherà per farlo. Adesso studiamo la costruzione di un personaggio.