Liste, elenchi, cataloghi possono essere espedienti mnemonici della quotidianità o assurgere ad alte vette letterarie e musicali. Un esempio famoso: l’aria del catalogo di Mozart.
Se pensiamo alla parola “lista”, è facile associarla a quel prezioso foglietto che ci fa da bussola tra gli scaffali del supermercato.
Ma le liste possono essere ben altro, specie se contenute in opere letterarie, come ad esempio in un libro di Sciascia che usa una lista piuttosto farcita, per descrivere l’arredamento di una casa e darci al contempo l’idea di un affastellamento di cose.
Un massiccio tavolo di rovere e quattro credenze, dello stesso legno, con dentro piatti, zuppiere, bicchieri e cuccume; ma anche vecchi giocattoli, carte, biancheria. […] Mozziconi di sigarette erano nei portacenere, e fondi di vino nei bicchieri, cinque, che erano stati portati in cucina certo con l’intenzione di sciacquarli. […] focolari a legna, forno, mattonelle valenziane murate intorno; pentole di rame e tegami appesi alle pareti (Leonardo Sciascia, “Una storia semplice”, Piccola biblioteca Adelphi).
Le liste possono anche fornirci un valido aiuto, specie quando si tratta di mostrare carrellate di elementi, inoltre, certi esempi artistici contengono una buona dose di ironia e sono creati per divertire, con la loro tendenza all’esagerazione, all’eccesso e alla dismisura.
Tra le liste assurte a stereotipo, specie nell’ambito musicale, troviamo l’aria del catalogo: uno degli ingredienti più antichi dell’opera buffa, di cui abbiamo molti assaggi nella commedia dell’arte e più tardi nelle opere liriche.
Una famosa aria del catalogo è quella per basso: Madamina, il catalogo è questo di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, tratta dall’opera buffa Don Giovanni.
Mentre il cantante, Leporello – servo di Don Giovanni – esegue l’aria, mostra anche fisicamente il catalogo a Donna Elvira – una delle tante donne sedotte e abbandonate dal suo padrone – sotto forma di libro o di lungo papiro.
Il mezzo fisico era indispensabile, almeno per gli attori della commedia dell’arte che ne facevano largo uso, per aiutare la memoria.
Carlo Goldoni ha utilizzato in molte sue commedie l’espediente istrionico delle liste: L’Arcadia in Brenta (1749); l’aria-catalogo nel Viaggiatore ridicolo (1761), qui lo stereotipo delle elencazione diventa un efficace veicolo di comicità.
L’aria del Catalogo mozartiana consiste nell’elencazione e descrizione di tutte le conquiste di Don Giovanni, snocciolate da Leporello a una sconvolta Donna Elvira ed è collocata nel primo atto dell’opera, (scena V).
Dopo una breve presentazione del “Catalogo”, Leporello si lancia in una serie sfrenata di liste:
In Italia seicentoquaranta;
In Alemagna duecento e trentuna;
Cento in Francia, in Turchia novantuna;
Ma in Ispagna son già mille e tre.
Dal conteggio, associato ai luoghi delle conquiste, il servo di Don Giovanni si sposta all’estrazione sociale delle vittime:
V’han fra queste contadine,
Cameriere, cittadine,
V’han contesse, baronesse,
Marchesane, principesse.
E v’han donne d’ogni grado,
D’ogni forma, d’ogni età.
Poi, Leporello si sofferma sulle caratteristiche fisiche e caratteriali delle donne del suo padrone, senza mai abbandonare l’espediente della lista:
Nella bionda egli ha l’usanza
Di lodar la gentilezza,
Nella bruna la costanza,
Nella bianca la dolcezza.
Vuol d’inverno la grassotta,
Vuol d’estate la magrotta;
È la grande maestosa,
La piccina è ognor vezzosa.
La scena del catalogo mozartiano non è una novità: era già presente in diverse versioni della storia dell’impenitente seduttore, come ad esempio: Il convitato di pietra di Andrea Cicognini; Don Giovanni, o sia Il convitato di pietra, di Giuseppe Gazzaniga (libretto di Giovanni Bertati).
Esistono molti altri esempi letterari/musicali di liste ben riuscite: Il campanello di Gaetano Donizetti; l’aria delle medaglie (Viaggio a Reims), di Gioachino Rossini (libretto di Luigi Balocchi); Udite, udite, o rustici dell’elisir d’amore (L’elisir d’amore) di Donizetti (libretto di Felice Romani).
Gli elementi delle liste differiscono, ma lo scopo è lo stesso: l’elenco deve stupire e divertire, anche se nel caso del Don Giovanni, la povera Donna Elvira ha ben poco di cui gioire, dopo aver ascoltato le frizzanti rime di Leporello.