Ho finito da pochi giorni di leggere il libro di Gramellini “Fai bei sogni”.
Ma prima di scrivere ho dovuto rielaborare il qualcosa di indistinto che vagava nella mia testa alla ricerca di un’espressione.
Questo libro mi ha lasciato molte emozioni e mi ha fatto riflettere.
Le sue parole mi hanno consentito di valutare l’importanza del dolore nella vita umana.
Ritengo che il dolore sia una “malattia” necessaria per l’anima, per renderci consapevoli che la felicità esiste.
Sembra un controsenso, ma non lo è.
Dai contrasti con le persone che amiamo riusciamo a capire quanto possa essere importante una cosa.
Il dolore ci rende coscienti, presenti a noi stessi. Apre quella porta che ci conduce agli altri.
I passaggi del dolore a volte sono insoliti e ardui.
Si può passare dal sollievo del primo istante in cui abbiamo vissuto un lutto, alla fase del vuoto, quando si avverte la mancanza.
“Sentiamo” il silenzio come una presenza pesante, dove prima c’era una voce che ora non c’è più.
Avvertiamo uno spazio dove prima c’era un pieno.
Per questo le parole di Montale suonano piene di verità quando dicono:
“Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama“.
Ora capisco il significato profondo di quelle parole.
La felicità non è altro che l’altra faccia del dolore.