Ancona, sabato 27 aprile, presso la libreria Mondadori, c.so Mazzini 31, dalle ore 17:00 ci sarà il firmacopie del giallo “Presente sospeso” di Elisabetta Rossi. Siete tutti invitati.
Manhattan. Terrazza di un grattacielo. Una donna si risveglia. Non ricorda il suo nome e non sa di essere già morta.
Con lei c’è un uomo che condivide il suo stesso destino. Una sanguinosa rapina è appena avvenuta nel quartiere di Chelsea, su cui indaga l’ispettore Michael Cox dell’11° Distretto della Polizia di New York e la sua squadra.
Il caso diventa sempre più complicato, ma due delle vittime colpite a morte durante la rapina prendono coscienza di quanto accaduto e a loro modo affiancano l’ispettore nelle indagini per assicurare alla giustizia il loro assassino.
Cox riuscirà a ricostruire che la rapina finita nel sangue, racchiude tanti lati oscuri che si intrecciano con il mercato e lo spaccio della droga, in un quartiere dove mettersi contro criminali come Billy Miller, può costare la vita.
Sabato 25 novembre 2023 a San Lorenzo in Campo (PU) si è tenuta la XXX edizione del Premio lirico internazionale Mario Tiberini.
Quest’anno al tradizionale prestigio dell’evento si è aggiunta una singolare novità, che ha reso irripetibile l’appuntamento musicale. Si tratta dell’esecuzione e relativa registrazione in prima mondiale assoluta delle musiche ritrovate da Giosetta Guerra, biografa del tenore Tiberini, composte dal tenore stesso, da suo figlio e da musicisti dell’epoca che le hanno dedicate al tenore.
Nell’accogliente cornice del Teatro Tiberini, in un clima familiare, abbiamo assistito all’esecuzione di 19 brani. Queste eccezionali chicche sonore sono il risultato del lavoro certosino fatto da Giosetta Guerra, che, grazie a una laboriosa attività di ricerca, è riuscita a raccogliere queste musiche inedite per proporle nell’edizione di quest’anno del premio a un folto e interessato pubblico.
Chi, come me, ha assistito allo spettacolo ha potuto appurare che Mario Tiberini (San Lorenzo in Campo 8 settembre 1826 – Reggio Emilia 16 ottobre 1880), non è da celebrare solo per la sua carriera di talentuoso tenore, conteso da tutti i più importanti teatri, ma anche per la sua valenza compositiva. I brani sono inni, marce militari, stornelli patriottici, ma anche arie da camera di stampo sentimentale. In pratica, in queste composizioni emerge con chiarezza l’impegno politico di Tiberini, che aveva particolarmente a cuore la causa italiana, infatti la sua vita artistica si è saldamente intrecciata alla storia del Risorgimento italiano.
Il nutrito e piacevole programma è stato il seguente:
Speranza Polka (musica di Mario Tiberini padre) eseguito al pianoforte dal Maestro Lorenzo Bavaj
Stornelli patriottici (musica di Mario Tiberini padre) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Inno ginnastico (musica di Mario Tiberini padre) cantato dal soprano Anna Caterina Cornacchini insieme al coro Jubilate
Improvvisata (musica di Mario Tiberini figlio) eseguito al pianoforte dal Maestro Lorenzo Bavaj
Il mio bambino lontano (musica di Luigi Luzzi) cantato dal soprano Francesca Carli
La fata (musica di Luigi Luzzi) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Beatrice polka (musica di Mario Tiberini figlio) eseguito al pianoforte dal Maestro Lorenzo Bavaj
Ai fiori (musica di Luigi Luzzi) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Di notte – marcia (musica di Mario Tiberini figlio) eseguito al pianoforte dal Maestro Lorenzo Bavaj
Brano per banda “Alla regina Margherita” (musica di Mario Tiberini figlio) eseguito dal gruppo musicale Tiberini, diretto dal Maestro Daniele Bianchi
Dammi un bacio (musica di Luigi Luzzi) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Povero amore (musica di Luigi Luzzi) cantato dal soprano Anna Caterina Cornacchini
Desiderium (musica di Luigi Luzzi) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Stornello d’amore (musica di Domenico Lucilla, primo maestro di canto di Tiberini) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Mio povero amor (musica di Bonamici) cantato dal soprano Anna Caterina Cornacchini
Serenata d’un angelo (musica di Luigi Mancinelli) cantato dal tenore Enrico Giovagnoli
Elegia (musica di Bernardi) eseguito al pianoforte dal Maestro Lorenzo Bavaj
Amore (musica di Gaetano Palloni) duetto eseguito dal tenore Enrico Giovagnoli e dal soprano Francesca Carli
Wedding flowers (musica di Mario Tiberini padre) eseguito da Giovanni Scaramuzzino alla chitarra e da Francesco Scaramuzzino al mandolino
Gli interpreti della serata hanno messo in mostra tutte le loro qualità espressive e le loro capacità tecniche. I brani eseguiti rientravano appieno nel repertorio del belcanto ottocentesco e, pur essendo composizioni di autori non particolarmente noti al grande pubblico, non erano scevri di eleganza e bellezza. Inoltre, a un ascolto attento, si poteva rilevare che dietro le venature romantiche erano celate notevoli insidie per gli esecutori che hanno superato brillantemente ogni scoglio, lasciandosi trasportare dal pathos dei versi, mettendone in luce le singolarità e cogliendo puntualmente con l’espressione vocale via via i momenti drammatici, quelli gioiosi o giocosi. In vari brani è emerso anche lo spirito risorgimentale, così come non sono mancati momenti più spensierati o appassionati afflati amorosi.
Il maestro Bavaj si è brillantemente espresso nei brani solistici e come accompagnatore dei cantanti. I brani solo strumentali sono stati eseguiti in modo impeccabile, lasciando trapelare ogni intento dei vari compositori, mentre i brani di sostegno alle esibizioni vocali hanno visto un accompagnamento puntuale in cui voci e strumento si fondevano o si scambiavano i ruoli in una perfetta e armonica simbiosi.
Piacevole l’esecuzione della banda e del duo Scaramuzzino, padre e figlio (proprio come i Tiberini) che hanno chiuso il gradevolissimo spettacolo musicale.
Alla fine del concerto è stato consegnato il Tiberini d’oro al tenore Enrico Giovagnoli, “per rievocare di Tiberini vocalità e sembianze e per applicare arte scenica e canora all’opera lirica e ad altri generi musicali”.
Per concludere, aggiungo che la serata è stata impreziosita tra un brano e l’altro dagli interventi di Giosetta Guerra che ha raccontato in modo coinvolgente interessanti notizie sulla vita di Tiberini e sulla sua attività. Da rilevare anche le “intrusioni” in veste di narratore/presentatore di Marcello Moscoloni, che ha introdotto i brani e anticipato i testi, successivamente cantati dai solisti.
Lo spettacolo si è concluso con il saluto di tutti gli artisti e gli organizzatori comprese le autorità sotto una pioggia di fiori e cuori.
Il 21 agosto assisteremo allo spettacolo “Il Ritorno dell’Angelo” uno spettacolo tra teatro, poesia e musica, dedicato all’amore; ispirato dalle musiche del maestro Marco Sollini e dalle poesie di Anna Achmatova.
Il 5 marzo 2006 a San Pietroburgo è stato inaugurato un monumento dedicato ad Anna Andreevna Achmatova (Bol’soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966). Si tratta di un pezzo di parete con l’effigie della poetessa russa. L’iscrizione, che è incisa in un’immagine speculare, contiene delle parole prese dai versi delle sue poesie “L’ombra mia sulle pareti tue“.
La data di inaugurazione del monumento non è stata scelta a caso: coincide con il 40° anniversario della morte della poetessa, ed è stato collocato nel giardino accanto alla casa della fontana. In questa casa Anna visse per 30 anni ed ora qui, si trova il museo letterario-commemorativo a lei dedicato. La poetessa definiva il giardino della sua casa magico e diceva che qui arrivavano le ombre della storia pietroburghese.
Nella casa della fontana, palazzo nobiliare appartenuto all’aristocratica e influente famiglia Šeremetev a Leningrado, la Achmatova occupava un piccolo appartamento. L’edificio tardobarocco aveva un ampio cortile interno e una cancellata di ferro imponente. Dopo la Rivoluzione, era stato suddiviso in minuscole abitazioni e già mostrava i segni di un lento degrado.
L’alloggio di Anna era alla fine di una ripida scala buia; l’arredamento era essenziale: un tavolino, poche sedie, una cassapanca, il divano; alla parete, l’unico disegno del pittore Amedeo Modigliani salvato dall’assedio.
Anna Achmatova è ritenuta tra le maggiori poetesse del secolo in lingua russa. Fu anche una tra le più critiche penne contro lo stalinismo e la sua famiglia pagò duramente la sua opposizione: il suo primo marito fu fucilato, mentre il secondo marito e il figlio furono condannati alla detenzione nei gulag. Lei stessa fu osteggiata in più occasioni e costantemente controllata in ogni sua attività. Solo in tarda età, poco prima della sua morte, ricevette riabilitazione letteraria dalle autorità sovietiche.
A questa famosa poetessa è dedicato un singolare progetto: “Il Ritorno dell’Angelo”, una prova lampante che la musica è in grado di raccontare storie, dato che in essa spesso vivono, latenti, parole e dramma. Ponendosi in ascolto, dalla musica è possibile estrarre e combinare immagini e visioni, che possono condurre a espressioni differenti, più ampie, grazie all’ausilio del corpo e della voce.
L’idea musicale da cui parte questo progetto, che si muove tra teatro poetico e musica, sono i “24 Piano Works” di Marco Sollini. I brani, che saranno suonati da Martina Giordani al pianoforte, sono pieni di rimandi e suggestioni, e il progetto è unico nel suo genere. Sul palcoscenico insieme alla pianista saranno presenti anche due attori: Valentina Pacetti e Francesco Tranquilli. Tutti e tre gli artisti, il 21 di agosto, presso il castello di Falconara Alta, ci guideranno in un viaggio che parla essenzialmente d’amore. La storia d’amore tra l’Angelo e Vladimir. Anna è l’angelo, tale appellativo proviene da un suggerimento di Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920), con cui la poetessa russa ebbe una breve ma intensa relazione; il pittore italiano la chiamava “il mio angelo dalla faccia triste”. Vladimir, invece, simboleggia tre degli uomini che la poetessa russa ha amato e che hanno segnato profondamente la sua vita sentimentale. Citazioni e versi recitati alla fine di ogni brano musicale sono tratti dalle poesie e dalle lettere di Anna Achmatova.
Per capire come si è arrivati a questa singolare rappresentazione e per approfondire alcuni aspetti dello spettacolo, ho posto alcune domande a due dei protagonisti dello spettacolo.
Allo scrittore, attore e regista Francesco Tranquilli ho rivolto le seguenti domande.
Quale è stata la scintilla che ha dato il via a questo interessante progetto e perché sono stati scelti proprio i “24 Piano Works” di Marco Sollini? Nell’estate 2021 mi è venuto in mente di scrivere un testo teatrale in poesia su musiche pre-esistenti. Di creare qualcosa che invertisse il percorso “tradizionale”, che parte dal testo e poi sceglie o compone una musica per arricchirlo o accompagnarlo. Io volevo trovare musiche che fossero nate indipendenti, e “usarle” perché mi ispirassero delle parole, dei versi, una storia, così da realizzare uno spettacolo di prosa poetica con musica dove la voce recitante fosse, per così dire, uno strumento aggiunto, ispirato dal testo musicale e non “appoggiato” sopra. Allora mi sono ricordato dell’album di Sollini del 2018, “The Angel Goes Home”, i cui brani sono stati tutti pubblicati e ristampati nel 2021 (tranne quello del titolo) come “24 Piano Works”. All’epoca Marco si era consultato con me sul titolo da scegliere, che prendeva spunto dal quadro di un pittore greco raffigurante un Angelo ortodosso, riprodotto sulla cover del cd originale. Riascoltando quei brani, tutti molto diversi fra loro, molto evocativi, ispirandomi ai loro ritmi, alle armonie, all’andamento melodico – e anche ai titoli – le parole hanno cominciato ad arrivare, e in un paio di mesi la “storia” dei due poeti era pronta: mancavano però i personaggi e l’intreccio, per fare del “Ritorno dell’Angelo” una narrazione teatrale e non un semplice recital.
Che cosa ha fatto scattare l’associazione tra la musica di Sollini e le poesie di Anna Achmatova? Tutto è andato a meglio a fuoco quando Marco mi ha comunicato che avremmo avuto in scena una pianista, scelta da lui personalmente, che ha debuttato con noi nell’agosto 2022 per una sola sera. Ora potevo definire meglio i rapporti fra i personaggi: la Poetessa, la Musicista, il Poeta combattuto fra l’una e l’altra, diviso fra un’affinità elettiva con la prima e un’attrazione innegabile per la seconda, che provoca rapidamente una crisi nella relazione dei due protagonisti “recitanti”. Restava l’Angelo del titolo. Siccome i pezzi per pianoforte di Sollini hanno tutti un retrogusto evidente – e voluto – del pianismo dei primi del Novecento, Rachmaninov non escluso, l’idea di un’ambientazione che alludesse alla Russia di quell’epoca si faceva strada. Allora il nome di Anna Achmatova, l’ “angelo” di Modigliani e l’ “Angelo Nero” del celebre ritratto di Tyrsa, mi è tornato in mente dai tempi dei miei studi universitari. Ho letto diverse sue biografie e ho visto che il “mio” angelo non poteva essere che lei. È seguita una lunga ricerca per trovare, all’interno della sua opera poetica e delle sue lettere, dei versi o delle frasi che potessero collegare i vari quadri di cui si compone il nostro spettacolo, rendendo anche più fluido il racconto di questa storia d’amore travagliata, come quelle di cui è stata protagonista la vera Anna. I versi che io e la bravissima Valentina Pacetti come Anna, recitiamo sulla musica, invece, sono stati composti da me, cercando di rispettare al massimo le partiture originali di Sollini.
Invece, alla pianista e didatta Martina Giordani ho posto i seguenti quesiti.
Che cosa ti ha spinto a partecipare a questo progetto? Sono stata contattata da Francesco Tranquilli parecchi mesi prima della messa in scena de “Il ritorno dell’angelo”. Mi ha incuriosito questo tipo di spettacolo, in cui parola e musica sono strettamente collegate. Conosco inoltre le musiche del Maestro Sollini e dopo aver letto la trama, ho deciso di prendere parte al progetto. Abbiamo già portato sul palco lo spettacolo a fine maggio, in tre date diverse, nella zona dell’ascolano. Sono lieta che ora l’Angelo approdi anche a Falconara, mio paese d’origine.
Quali sono le sensazioni che hai provato come pianista, associando la musica di Sollini alle poesie di Anna Achmatova? Le sensazioni sono molteplici. Più di tutte, la cosa che apprezzo in questo spettacolo è il mio ruolo: non sono una mera esecutrice, ma sono parte integrante dello svolgimento della storia; sono un personaggio in scena e, piccola anticipazione, sarò la guastafeste di turno! Per l’occasione infatti mi sono dovuta improvvisare attrice, oltre che pianista. In definitiva, un’esperienza nuova in cui suonare assume un significato ben preciso; ritengo che i brani di Sollini evochino al meglio le atmosfere della storia, ed esaltino i tratti caratteristici della poetessa.
Credi che musica e poesia possano trovare un terreno stabile entro il quale comunicare costantemente e in maniera profonda, senza dover rinunciare ciascuna alle sue particolari prerogative? Sicuramente il teatro può essere un terreno stabile in tal senso. Ogni arte mantiene la sua “natura” senza perdere dignità; anzi, combinate nella giusta maniera, credo che possano una esaltare l’altra.
Non mi resta che invitarvi allo spettacolo, per vivere in prima persona questa bellissima esperienza e per applaudire calorosamente gli artisti.
L’amore è un sentimento complicato, fatto di luci e ombre, come ci hanno fatto comprendere chiaramente Cecilia Cozzi e Martina Giordani con le loro interpretazioni differenti, ma entrambe illuminanti.
Sono arrivata con un discreto anticipo all’appuntamento con Sapere d’estate: “Amore: una sinfonia di luci (e ombre)” che si è svolto ieri, 11 agosto, in piazza del Municipio a Falconara. Ho potuto così assistere agli ultimi ritocchi prima di “andare in scena”, mentre una leggera brezza rendeva ancora più piacevole l’attesa.
Le due mattatrici dello spettacolo sono state: Cecilia Cozzi, in veste di relatrice e Martina Giordani, nel ruolo di pianista. Entrambe sono riuscite nell’intento di incantare e intrattenere il pubblico attento e partecipe. Piacevoli, interessanti e gestite con grande maestria le parole; superbe ed ispirate le esecuzioni di brani piuttosto impegnativi di Schubert, Liszt, Chopin, Rossini e Grieg.
L’amore è stato l’argomento principe della serata, come appunto, già annunciava il titolo dell’evento. Amore che è stato analizzato in tutte le sue declinazioni, passando dagli aspetti più luminosi di questo universale sentimento a quelli più “ombrosi”.
L’analisi si è compiuta attraverso un originale excursus tra i testi degli antichi Greci. Cecilia Cozzi ha letto e commentato versi, aggiungendo al già felice mix una buona dose di argute osservazioni che hanno evidenziato come gli atteggiamenti nei confronti dell’amore, dall’antichità fino a oggi, non abbiano subito sostanziali cambiamenti. Nei versi dei poeti dell’antichità, anche se le espressioni e le parole sono spesso diverse dalle nostre, si è denotato lo stesso ventaglio di emozioni che anche noi oggi sperimentiamo quotidianamente: delusione e rabbia per un amore non corrisposto; gelosia; gioco e leggerezza; tenerezza, ecc.
Anche la musica ha dato la sua personale visione dell’amore, attraverso il percorso sonoro affrontato al pianoforte da Martina Giordani che ci ha consentito di esplorare altre recondite sfumature di questo meraviglio e complicato sentimento.
Le spiegazioni fornite per ogni brano, nonché la notevole bravura esecutiva e interpretativa della pianista sono state il completamento perfetto di una serata magnifica, certamente da ripetere.
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