Effimero ed eterno, due termini in antitesi che ho colto durante un’intervista a Roberto Bolle.
Termini che mi hanno colpito per come riescono a descrivere la realtà complessa di un’opera d’arte.
Effimero è il gesto del pittore o sono i passi improvvisati di un ballerino.
Sono i suoni scaturiti in un momento di intimità tra il musicista e il suo strumento o le parole dello scrittore che fluttuano tra i suoi pensieri e restano impigliate nelle reti della memoria.
Ma sono anche le emozioni particolari che può provare il pubblico assistendo a un determinato spettacolo, in un dato momento, sotto l’effetto di un particolare umore.
Eterno può essere un quadro che travalica i secoli, accumulando con il passare degli anni significati e simboli in un’addizione infinita o un monumento che resiste alle intemperie, alle guerre e alle calamità.
Anche le partiture musicali e le parole contenute nei libri hanno visto scorrere anni e secoli e resisteranno ancora, affacciandosi sul futuro, se le persone saranno educate a comprendere e apprezzare il patrimonio culturale e soprattutto, a rispettarlo e conservarlo per chi verrà in seguito.