In occasione dell’anniversario dell’affissione delle 95 tesi alle porte della chiesa di Wittenberg, che hanno dato inizio alla Riforma protestante, è importante sottolineare il ruolo avuto dal monaco Martin Lutero (1483 – 1546) nell’evoluzione della lingua tedesca.
Di fatto, Lutero ha cambiato per sempre l’approccio alle traduzioni da altre lingue, cogliendone l’aspetto fondamentale che non sono pure e semplici trasposizioni, ma opere complesse che hanno come obiettivo primario il destinatario del testo nella lingua di arrivo.
Lutero attuò la sua “riforma linguistica” mettendo mano alla traduzione della Bibbia. Fu l’unico a utilizzare, oltre al testo latino, anche quelli originali ebraici e greci, per pervenire, poi, a “una lingua sintatticamente semplice, foneticamente chiara e semanticamente trasparente, quella utilizzata dalla cancelleria della Sassonia, badando però anche al tedesco comunemente parlato dalla gente al lavoro“.
Il suo obiettivo era offrire una lettura quotidiana e personale al popolo e, per far questo, c’era la necessità di conoscerse la “sua” lingua.
Il suo lavoro non si limitò a rendere comprensibile a tutti un testo sacro, ma tenendo in considerazione i lettori più che la sacralità del testo e privilegiando il senso rispetto alle parole, consentì al popolo di comprendere con più chiarezza ciò che leggeva, tanto che la sua opera di traduzione offrì a molti di imparare a leggere e a scrivere e ad assimilare indirettamente un nuovo modo di parlare, con espressioni e termini nuovi.
L’enorme influenza che la traduzione della Bibbia da parte di Lutero ha avuto sulla lingua tedesca è l’eredità più importante che ha lasciato ai posteri.
Nella lingua contemporanea, parole e locuzioni coniate da Lutero sono ancora perfettamente comprensibili e di uso corrente, anche se la maggior parte delle persone non ne conosce la provenienza.