“Diciassettemila anni prima della nostra era, a Lascaux, alcuni uomini tracciano i loro primi disegni. Passano altri undici millenni e inizia, solo allora, una delle storie più straordinarie dell’umanità: la scrittura” (da “La scrittura memoria degli uomini” di Georges Jean).
Da lungo tempo, segni, immagini e disegni sono utilizzati per trasmettere messaggi.
La scrittura vera e propria, però, nasce quando un insieme di segni o simboli ha consentito di concretizzare sentimenti, emozioni e pensieri con chiarezza.
In Mesopotamia, fra il Tigri e l’Eufrate inizia la storia della scrittura, una storia lunga e complessa.
La regione del Medio Oriente che era compresa tra il Golfo Persico e Baghdad, tra il VI e il I millennio a.C. era divisa: a sud, il paese dei Sumeri; a nord, quello degli Accadi.
I primi segni scritti sono dei conti agricoli (“tavolette di Uruk”).
Attraverso i reperti trovati si può tracciare l’evoluzione della scrittura dei Sumeri: la scrittura cuneiforme che attraversa diverse fasi.
I primi esempi sono dei disegni semplificati, dei pittogrammi che rinviano a oggetti o a esseri viventi.
Combinando vari pittogrammi si poteva esprimere un’idea.
Verso il 2900 a.C. i pittogrammi primitivi spariscono per motivi pratici. I materiali utilizzati per scrivere: tavolette di argilla impiegate come supporto e canne tagliate obliquamente usate come penne, finiscono per imporre uno stile particolare ai segni.
Incidere l’argilla con una punta provocava slabbramenti e il distacco di frammenti che andavano costantemente ripuliti e rimossi, per ovviare al problema si passò a segni rettilinei più semplici da incidere con uno stilo. I segni semplificati assomigliavano a dei chiodi o cunei, da qui il termine “cuneiforme” (in latino cuneus: chiodo).
Questi segni subirono molte modificazioni nel tempo e ben presto non ebbero più nulla di realistico, ma non erano segni liberi.
Esistevano dei “repertori”, elenchi compilati dagli scribi e ogni segno poteva rinviare a più significati, a seconda del contesto.
Nel momento in cui iniziano a rappresentare solo se stessi, i segni diminuiscono, ma la vera rivoluzione si ha quando essi vengono collegati al suono delle parole della lingua parlata.
la storia continua…
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