“Eh no, che non hai capito. Io non ho mai detto neanche lontanamente che non mi è piaciuto. Io ho detto che non va bene. È una truffa. Devi cambiarlo” (Stephen King).
Leggendo Misery di Stephen King sono rimasta colpita dalla lezione sulla lealtà della scrittura che Annie Wilkies impartisce allo scrittore famoso: Paul Sheldon, mentre lo tiene prigioniero in casa sua.
La scrittura è una cosa seria.
Non ci si improvvisa e non si vive di sola ispirazione: giammai, la tanto vagheggiata ispirazione è solo una minima parte del lavoro.
Intanto, non si può scrivere ciò che non si sa. Infatti, si dice che gli scrittori principianti facciano riferimento alla loro vita nelle loro prime produzioni.
Perché?
Ma perché è ciò che conoscono meglio.
E quindi riesce più facile rispettare la regola fondamentale delle storie raccontate, a qualunque genere appartengano: la coerenza.
Non si può far uscire il coniglio dal cappello come nei numeri di magia.
È necessario invece condurre il lettore per mano, prevenire le sue domande, a volte; lasciarlo trarre le sue conclusioni, per coinvolgerlo; stupirlo, per non annoiarlo, ma mai ingannarlo.
Le parole di Annie Wilkies sono una vera e propria lezione di scrittura e lo scrittore del libro non può che cedere alla stringente logica della sua Lettrice Assidua e se lo avete letto o magari lo leggerete, non potrete che trovarvi d’accordo con me e con la protagonista.