I dettagli sono il sale e il pepe della verosimiglianza.
Per rendere una storia credibile, i dettagli sono essenziali.
Anche le bugie sono migliori, se sono ‘condite’ con descrizioni minuziose.
Nessuna differenza con la letteratura.
Un romanzo o un racconto, di qualsiasi genere, necessita di particolari che riconducano al vero per consentire a chi legge di immedesimarsi, di scorrere le righe ed essere in grado di ricostruire mentalmente i luoghi e i personaggi che popolano quella storia.
Più lo scrittore riesce a dare credibilità a questo mondo immaginario, più o meno vicino alla realtà, e più il lettore riuscirà a calarsi negli avvenimenti, a vivere la storia e a farsi condurre dove vuole l’autore.
Il più delle volte, non sono le descrizioni di mondi lontani nello spazio e nel tempo, definiti minuziosamente, a rendere più concreta una storia, ma quei semplici e umili dettagli, legati al mondo sensoriale: visivo, tattile, olfattivo, perché no, anche gustativo.
“Ricordo il colore del brodo: un leggero arancione (forse zafferano?) con minuti riflessi rosa (un’ombra di pomodoro?), con qualche leggero occhio qua e là. Fatto certamente secondo la regola classica: manzo, vitello, gallina e mazzetto di odori; e certamente sobbolliva a lungo, a fuoco basso, sorrideva, come dice Brillat-Savarin, un sorriso appena accennato, come quello della Gioconda“. (tratto da “Stecchini da denti” di Aldo Buzzi).
I dettagli danno sapore alla storia, sono elementi essenziali; strattonano metaforicamente la manica del lettore, affinché non si distragga e non abbandoni il mondo del racconto che per lui ha creato l’autore.