“Tutto quello che succede in scena deve avere uno scopo […] Sulla scena bisogna agire. Azione, attività. Ecco su che cosa si basa l’arte drammatica, l’arte dell’attore. La stessa parola «dramma», in greco significa «azione che si compie». […] Così il dramma sulla scena è un’azione che si compie sotto i nostri occhi e l’attore che sale sulla scena diventa «una persona che agisce»” (K. S. Stanislavskij).
Leggendo “L’idiota” di Fëdor Dostoevskij ho ripensato al libro di Stanislavskij “Il lavoro dell’attore su se stesso“.
Il parallelo è nato immediato e spontaneo: sin dall’inizio Dostoevskij ci catapulta su un palcoscenico insieme ai suoi personaggi che ci coinvolgono immediatamente nei loro dialoghi serrati e vivaci.
Siamo davanti ad una scena teatrale e i personaggi sono gli attori.
Dopo una breve presentazione iniziano i dialoghi con una banale osservazione fatta da uno degli ‘attori’ “Avete freddo?” Da questa semplice battuta si intavola una lunga conversazione alla quale prenderà parte con naturalezza un altro interlocutore.
Un dialogo vivace che occuperà tutto il tempo del viaggio.
Un altro spunto che rimanda ai suggerimenti teatrali di Stanislavskij si presenta al capitolo IX (la scena si prolunga nei capitoli successivi), nel momento in cui giunge, inattesa, Nastas’ja Filippovna.
In realtà, di situazioni simili ve ne sono diverse, ma questa è una delle più vivaci e interessanti perché presenta finalmente il personaggio di Nastas’ja che ancor prima di entrare in scena è già stata nominata svariate volte e descritta in molti modi diversi da tutti quelli che hanno occupato la scena prima di lei.
In questo frangente: l’arrivo di questa ‘prima donna’, si assiste a quello che Stanislavskij chiama il ‘se’, cioè le cosiddette ‘circostanze date’.
Un evento singolare o la consapevolezza di un fatto nuovo può cambiare o stravolgere una situazione e condurre a un profondo cambiamento nell’atteggiamento: una mutazione della ‘mira interiore’ degli attori sulla scena.
“Ma immaginate che in questo appartamento in cui oggi festeggiate la nuova abitazione della Maloletkova vivesse prima un uomo, diventato pazzo furioso. Lo hanno chiuso in una clinica psichiatrica… Se per caso fosse scappato e stesse lì dietro la porta, che cosa fareste?” (Stanislavskij).
Lo stesso corto circuito, che si verifica dopo questa ‘rivelazione’ sul palcoscenico di Stanislavskij, alla possibilità di un pazzo furioso alla porta, si manifesta sulla scena di Dostoevskij all’arrivo di Nastas’ja.
“Improvvisamente si fece silenzio. Tutti si volsero al principe, come se non avessero capito e non volessero capire. Ganja impietrì dallo spavento” (Dostoevskij).
Nastas’ja con la sua presenza fisica e i suoi interventi ambigui e provocatori diventa il fulcro della scena e tutto si svolge attorno a lei come attorno a un vortice, motivando gli altri personaggi e scandendo il ritmo dei discorsi.
Poi, la donna se ne va, come una folata di vento, lasciando sgomento e turbamento.