La parola dell’anno 2016

Germania postfaktisch
Ogni anno in Germania viene scelta tra una serie di parole quella che merita di essere premiata come la “Parola dell’Anno” per una serie di caratteristiche che possiede.

La Società per la lingua tedesca (Gesellschaft für deutsche Sprache) con sede a Wiesbaden ha l’onore e l’onere di “nominare” la parola dell’anno che per il 2016 è “postfaktisch”. Perché proprio questa parola di cui spiegheremo il significato?
La ragione principale è il suo essere all’interno di un contesto particolarmente importante ovvero quello politico e sociale che nel 2016 ha subito delle profonde trasformazioni.

La parola stessa “postfaktisch” non è che la traduzione tedesca di un’espressione inglese “post truth” e letteralmente il suo significato è “post fattuale”, “post verità”. Questo termine si è diffuso dapprima a livello internazionale e poi nei paesi di lingua tedesca. Ma in realtà questa parola creata ad arte cosa indica ed implica? Negli ultimi anni ed in particolare in quello appena trascorso nelle discussioni politiche ed all’interno della società la tendenza è stata quella di dare più importanza alle emozioni che ai fatti, ad una realtà percepita piuttosto che ad una realtà reale.

Diverse fasce della popolazione, secondo la Società per la lingua tedesca, sono pronte ad ignorare fatti e ad accettare delle vere e proprie bugie al loro posto. Come riportato dal quotidiano tedesco “Die Welt” questa parola ha avuto una grande diffusione nei media in Germania a partire da agosto 2016 e la stessa Cancelliera Angela Merkel l’ha utilizzata in un suo discorso dopo le elezioni regionali dicendo: “Questo risultato rispecchia il fatto che ultimamente viviamo in tempi di post-verità”.

Tuttavia, questa parola come ha affermato il Presidente della Gesellschaft für deutsche Sprache non ha ancora trovato spazio tra i parlanti perché sicuramente suona molto “accademica”.

Al secondo posto della classifica troviamo il termine “Brexit”, anch’esso artificiale, che indica l’uscita pianificata della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Sempre il quotidiano “Die Welt” riporta che la Brexit frutto del referendum in Gran Bretagna è un “Triumph postfaktischer Politik” ovvero un “trionfo della politica nell’era della post-verità” poiché i fautori hanno agito fornendo informazioni parzialmente scorrette in modo mirato. Al terzo posto si è classificata la parola “Silvesternacht” collegata alle aggressioni di massa subite dalle donne a Colonia la notte tra il 31 dicembre ed il 1 gennaio 2016.

Un’altra espressione candidata a classificarsi tra le prime era “Grusel Clown” ovvero “pagliaccio cattivo” ad indicare un fenomeno diffusosi negli Stati Uniti e poi anche in Europa, in particolare Regno Unito e Germania, in cui gruppi di persone o singole persone si travestono da pagliacci per spaventare qualche malcapitato. Questa “moda” si ispira ai libri di Stephen King in cui il protagonista era proprio un clown.

Non è tanto la frequenza con cui viene utilizzata una determinata parola cui si basano per la loro scelta i membri della Società per la lingua tedesca, bensì il suo significato, la sua popolarità e la sua qualità dal punto di vista linguistico.

Largo all’intuizione

lampadina luce intuizione
Tornando a piedi in ufficio Adamsberg rifletteva in maniera vaga. Lui non rifletteva mai a fondo. Non aveva mai capito cosa accadesse quando le persone si prendevano la testa tra le mani e dicevano: “Su, riflettiamo”. Quel che si ordiva nel loro cervello, come facessero per organizzare idee precise, indurre, dedurre e concludere, era per lui un assoluto mistero. […] Adamsberg non si accorgeva mai di riflettere e, se gli capitava di rendersene conto, subito la cosa si bloccava. Perciò tutte le sue idee, tutti i suoi propositi e tutte le sue decisioni, non sapeva mai da dove venissero“. (“L’uomo dei cerchi azzurri” Fred Vargas)

L’intuizione credo funzioni un po’ allo stesso modo sia quando si cerca di risolvere intricati casi polizieschi (almeno quelli dei libri: gli unici che conosco da vicino) sia quando si affrontano questioni di routine professionale o di vita quotidiana.

Da qualche parte ho letto che l’intuizione proviene da un lungo lavorio mentale di cui non siamo consci, è il risultato di un lungo processo a ritroso, un accumulo di singoli frammenti di esperienza che si fondono in un istante di profonda consapevolezza, come un lampo che illumina un luogo che conosciamo bene.

Per cui tutte le intuizioni che folgorano i vari detective, perché tutti, a prescindere dalla raccolta di indizi e prove, alla fine, mettono in gioco il loro intuito, prima di giungere alla soluzione di un caso.

Ma riflettere a lungo e intensamente, non sempre è il sistema migliore per trovare la soluzione a un problema, qualunque sia la sua natura.

Invece Adamsberg era esposto a tutti i venti come un capanno di legno, il cervello all’aria aperta, insomma, pensò Danglard.  È vero, era come se tutto quello che gli entrava dalle orecchie, dagli occhi o dal naso, che fosse fumo, colore, fruscio di carte, facesse una corrente d’aria sui suoi pensieri impedendo loro di prendere corpo. Questo qui, si disse Danglard, è attento a tutto, quindi non presta attenzione a niente“.

Forse è proprio questo il segreto: non concentrare troppo o troppo a lungo i propri pensieri e neppure rinchiuderli in modo claustrofobico in riflessioni contingenti.

Lasciare liberi i pensieri, consentire loro di mescolarsi ai ricordi. Esporre ai venti le nostre emozioni e magari, così saremo travolti, da idee impensabili e irraggiungibili attraverso un normale percorso di riflessione.

La parola giusta per esprimere questo processo potrebbe essere: contaminazione.

Attraverso la contaminazione si possono vedere e creare nuovi mondi, nuove strutture, si possono cogliere le sottili implicazioni che sfuggono alla logica di un pensiero completamente razionale, perché spesso le idee più originali provengono da luoghi misteriosi della nostra mente resi fertili dall’atmosfera che riusciamo a creare attorno a loro.

Indagando un po’ si potrebbe valutare con il raziocinio come certe intuizioni si siano create e poi sviluppate in pensieri più complessi e molti studi sono stati fatti in questo senso, investigando sulle possibilità della mente, a volte, però, vale la pena di lasciare qualcosa al mistero, al puro sortilegio.

La magia, anche quando siamo pienamente consci che è solo frutto di un’abile manipolazione, conserva il suo fascino immortale.

Le frasi idiomatiche in tedesco come espressione di una cultura

Kartoffeln patateQuando pensiamo alla lingua tedesca, la prima impressione è quella di una lingua estremamente logica, inflessibile nelle regole che la caratterizzano e “dura”.

In realtà se la si inizia a conoscere ed a studiare in maniera approfondita, spinti da un interesse che deve essere davvero profondo, si comprende che da un lato il tedesco ha certamente queste caratteristiche ma dall’altro troviamo una grandissima, anzi infinita varietà di verbi, espressioni idiomatiche che la rendono vivace e particolarmente interessante. Questi due aspetti del tedesco possono sembrare antitetici, in realtà sono due facce della stessa medaglia attraverso le quali questa lingua vive ed è in continua evoluzione.

Ogni lingua per i suoi modi dire utilizza delle espressioni che si rifanno ad alcuni aspetti culture-bound, ovvero legati alla propria cultura.

In tedesco, tantissimi modi di dire sono legati al cibo e questo fatto può sembrare strano visto che la Germania o l’Austria non sono poi così rinomate per il cibo. Però la domanda da porsi è: ci sono degli elementi tipici della varietà culinaria tedesca? La risposta è: le patate, famosissime “Kartoffeln” in tutto il mondo.

Per questo possiamo ritrovare innumerevoli espressioni idiomatiche che citano le patate, ad esempio: “Die dümmsten Bauern haben die dicksten Kartoffeln” ovvero “Le patate più grandi crescono sempre nel campo del contadino più stupido”. In italiano non esiste un modo di dire simile ed il significato è che anche le persone che si impegnano di meno e non sono troppo intelligenti possono avere successo o gratificazioni in poco tempo. Un’altra espressione particolarmente significativa è “Rein in die Kartoffeln, raus aus den Kartoffeln”. Viene utilizzata per indicare che qualcuno prende delle decisioni contrastanti, tende a cambiare spesso idea. Questa espressione ha un’origine precisa: infatti durante la guerra spesso venivano dati ordini contrastanti alle truppe. Dapprima veniva loro ordinato di entrare in un campo di patate per mimetizzarsi meglio e poco dopo di lasciare il campo per evitare danni alle colture.

Un altro elemento importante nella cultura tedesca è il pane, con le sue tante varietà.

Ritroviamo un modo di dire molto utilizzato “gehen weg wie warme Semmeln” (vengono comprati come i panini caldi) per indicare che dei prodotti vanno molto a ruba tra la clientela. Infatti i “Semmeln” sono panini e viene utilizzata proprio questa parola perché i panini sono un alimento molto amato da tutti.
C’è poi un altro modo di dire con “Brot”: “ein halbes Brot ist besser als gar keins”. Questa ha un corrispondente in altre lingue, tra cui l’italiano e si può tradurre con “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Anche in inglese ritroviamo la stessa metafora “better an egg today than a hen tomorrow”. In tedesco questo sottolinea la grande importanza del pane nella cultura germanica.

Nei modi di dire tedeschi non può mancare la “Wurst” che nei paesi di lingua tedesca si produce in tantissimi modi diversi.

Un modo dire che risale al Medioevo è: “Alles hat ein Ende, nur die Wurst hat zwei”. Letteralmente significa: tutto ha una fine, soltanto la salsiccia ne ha due. Infatti a prescindere da dove si inizia una cosa, questa poi avrà una fine. L’unica cosa che non avrà mai fine sono le salsicce. Possiamo ben capire perché!
Che cosa intendiamo con “das ist mir wurscht” o “das ist mir Wurst”? In italiano diremmo che qualcosa ci fa un baffo, non ci tange assolutamente. E se diciamo a qualcuno “armes Würstchen”? Gli o le stiamo dicendo: poverino/a! Questa persona si trova in una situazione difficile e vogliamo esprimerle la nostra comprensione. Perché proprio “Würstchen”? Perché pensiamo alla fine che farà essendo appesa al gancio prima di essere acquistata.
In senso positivo viene utilizzato anche questo modo di dire “eine Extrawurst kriegen” ovvero ricevere qualcosa in più degli altri, ricevere un trattamento preferenziale. Si può riferire a qualsiasi situazione in cui qualcuno ottiene qualcosa in più (tempo libero, soldi o qualcosa da mangiare nel vero senso della parola).
Possiamo anche qui ritrovare la grande importanza che questo piatto ha nella cultura culinaria dei paesi germanofoni.

I modi di dire e le espressioni che abbiamo spiegato sono molto significativi perché hanno delle origini antiche e allo stesso tempo rispecchiano pienamente la cultura e la storia da cui hanno origine.

Non esiste una traduzione assolutamente identica dei modi di dire da una lingua all’altra, a volte ci possono essere delle espressioni corrispondenti ma nella maggior parte dei casi si possono soltanto fare delle parafrasi o trovare un modo di dire che rispecchia il significato di quello della lingua di partenza. In ogni caso, quello di cui bisogna sempre tener conto è che i modi di dire sono talmente tanti che rappresentano una lingua nella lingua in continua evoluzione ma che mantengono sempre le proprie radici nel tempo.

Riflessioni e sogni, mentre il Natale si avvicina

Natale fiocco di neveQuesto periodo che conduce dritto al Natale e a un nuovo anno è per me un periodo di riflessione. Si tirano alcuni conti e si fanno progetti.

Quest’anno è addirittura speciale: è il mio primo Natale come scrittrice.
Dopo 16 anni dedicati alla grafica, e in seguito al mio licenziamento, ho deciso che l’hobby che porto avanti da anni: la scrittura, debba essere il mio nuovo e soddisfacente lavoro.

La vita ci stupisce con le sue svolte improvvise. Ci si sente spaesati a causa di cambiamenti repentini, ma l’importante è non arrendersi e ri-organizzarsi.

A volte certi cambiamenti ci aiutano a capire chi siamo veramente.

Al momento lavoro al progetto di riuscire a mantenermi con la scrittura, un progetto ambizioso, ma ho deciso di investire su me stessa e sulle mie possibilità.

Scrivere racchiude tutto quello che frammentariamente ho fatto finora: studiare, fare ricerche, leggere e infine mettere nero su bianco le immagini e le intuizioni che lentamente prendono forma e diventano un racconto.

Spero di riuscire nel mio intento e al momento auguro a tutti voi delle magnifiche feste e di poter raggiungere lungo la vostra strada i sogni che vi aspettano…

L’arte e i suoi termini: effimero ed eterno

effetto liquido immagine astrattaEffimero ed eterno, due termini in antitesi che ho colto durante un’intervista a Roberto Bolle.

Termini che mi hanno colpito per come riescono a descrivere la realtà complessa di un’opera d’arte.

Effimero è il gesto del pittore o sono i passi improvvisati di un ballerino.

Sono i suoni scaturiti in un momento di intimità tra il musicista e il suo strumento o le parole dello scrittore che fluttuano tra i suoi pensieri e restano impigliate nelle reti della memoria.

Ma sono anche le emozioni particolari che può provare il pubblico assistendo a un determinato spettacolo, in un dato momento, sotto l’effetto di un particolare umore.

Eterno può essere un quadro che travalica i secoli, accumulando con il passare degli anni significati e simboli in un’addizione infinita o un monumento che resiste alle intemperie, alle guerre e alle calamità.

Anche le partiture musicali e le parole contenute nei libri hanno visto scorrere anni e secoli e resisteranno ancora, affacciandosi sul futuro, se le persone saranno educate a comprendere e apprezzare il patrimonio culturale e soprattutto, a rispettarlo e conservarlo per chi verrà in seguito.

Il ruolo dell’artista: comunicare

Pennelli pittoreDopo aver visto un interessante documentario su Sandro Botticelli mi sono interrogata sul vero ruolo dell’artista: il comunicare.

Ovviamente, la comunicazione attraverso un’opera d’arte è a un livello diverso rispetto ai dialoghi di tutti i giorni; è una “conversazione” complessa e ambigua, anche se persino il linguaggio quotidiano conserva le sue ambiguità e necessita spesso di una lettura tra le righe, e di una certa abbondanza di segnali concomitanti.

Quindi, tanto più misterioso e difficile da decifrare sarà il dialogo tra artista e spettatore, se il tramite è, ad esempio, un quadro.

Spesso, quando un’opera d’arte raggiunge il suo pubblico, l’artista non è più in vita e il passare dei secoli contribuisce a cambiare i gusti e la visione del mondo, quindi, anche la fruizione delle opere d’arte.

Eppure ci sono opere ed artisti che restano vivi e contemporanei nei secoli, anzi, nonostante i secoli. L’interesse per queste creazioni artistiche e per chi le ha realizzate sopravvive al passare del tempo e le opere si caricano di nuove aspettative e significati.

Spesso le interpretazioni non rispecchieranno per intero la visione dell’artista, molte volte questi significati verranno moltiplicati attraverso gli occhi di ogni spettatore, assumendo di volta in volta la visione di chi guarda.

Qualsiasi artista si chiederà se è riuscito a comunicare quello che sentiva al suo pubblico, alla ricerca di una comprensione che può diventare un’eredità, una pretesa d’immortalità, se l’opera è veramente grande, e se lo è, continuerà a suscitare echi, discussioni, confronti e animerà dubbi che magari non avranno mai soluzione.

L’arte è vita e le sue espressioni più vere dovrebbero travalicare i secoli e far trasalire, gioire, suscitare meraviglia e indurre a riflettere generazioni dopo generazioni.

L’importanza di studiare una lingua straniera

libro tedescoStamattina stavo rileggendo ad alta voce la mia ultima pretenziosa prosa in tedesco.

Argomento: una gita, non al famoso faro di memoria woolfiana, bensì a un piccolo comune nel pesarese. Compito che la mia insegnante di tedesco, ragazza molto paziente e piena di talento, mi ha assegnato per questa settimana.

La mia pronuncia è ancora bisognosa di rettifiche, ma migliora, sostenuta dalla passione, dalla forza di volontà e dal desiderio insopprimibile di conoscere; altrettanto fa la mia grammatica che si inerpica testarda tra coniugazioni di verbi, declinazioni di aggettivi, casi, generi e tante altre linguistiche difficoltà.

La curiosità, quella buona: di non fermarsi alle apparenze, di approfondire, conoscere è sempre stata una mia compagna fedele, un oggetto indispensabile nella valigia che mi porto dietro.

Studiare una lingua straniera per me è un investimento prezioso per il futuro, per comprendere realtà diverse dalla mia; è un modo per immergermi in un mondo nuovo.

Le parole e il loro uso sono spesso un strumento molto potente per comprendere punti di vista diversi dal nostro.

Certe espressioni sono particolari di una certa cultura, di un percorso storico specifico e tali singolarità si manifestano anche nella costruzione delle frasi, nelle posizioni definite del soggetto, del verbo, degli aggettivi.

La lingua è una materia fluida, si forma per abitudini ben consolidate e finisce per rispecchiare noi e la nostra vita in modo puntuale.
Accompagna con le sue regole il nostro modo di pensare, di vedere le cose.
Si collega all’ambiente dove è nata e dove continua a svilupparsi.

Non dimentichiamo poi che la lingua ha colto e coglie suggerimenti e suggestioni da altre lingue e ci dice, attraverso le frasi che pronunciamo ogni giorno, che pur diversi, siamo uniti più di quanto pensiamo.

Lo scopo della scrittura #2

farfallaScrivere è un processo di trasformazione continuo.

Una complessa metamorfosi che richiede tempo e pazienza.
È una spietata operazione di sottrazione, una lotta per individuare le parole giuste, per abbinare toni e sfumature.

Si descrivono colori, sensazioni, emozioni, profumi.

Tutti i sensi sono in gioco e vanno abilmente utilizzati per far sì che il lettore si cali fra le nostre parole e decida di proseguire la lettura.
I primi a entrare nella storia sono gli scrittori che costruiscono le scene nella loro testa e le vivono per gli istanti in cui sono concentrati a descriverle.

Ma quello che conta nel “gioco dello scrivere” è toccare chi si imbatte nelle nostre parole. Lo scopo dello scrittore è emozionare, rendere partecipe il lettore.

Quando il “sentire” di chi scrive e di chi legge trova un punto d’incontro o anche solo un istante condiviso, lo scopo della scrittura è raggiunto.

Entrate nel mio mondo: il mestiere della scrittura #1

Entrate nel mio mondo: il mestiere della scrittura #1

scrivania dello scrittoreLa mia giornata assomiglia sempre più a un grafico a torta.

Le percentuali sono gli impegni quotidiani.
Mi sto già preparando, specie nei fine settimana, alla mia nuova entrata nel mondo degli ex dipendenti.
Sono stata licenziata e attendo la fine del preavviso, ma già nel tempo libero lavoro per me stessa: scrivo.

La scrittura, oltre che una passione, è stata una magnifica scoperta, nonostante gli sforzi e il lavoro che comporta, dà un grande senso di libertà e di appartenenza. Appartenenza a qualcosa di esclusivamente mio e il solo pensarlo mi rende felice.

Torniamo agli impegni della giornata tipo.
Inizio presto a lavorare. Alle 7:30 sono già operativa o quasi. Prima di tutto c’è il rito della colazione, poi, ricaricati, si passa al lavoro.
Rileggo quanto ho scritto, prendo appunti su idee nuove oppure proseguo a scrivere se ho già una traccia precisa.

A volte mi attardo a viaggiare su Google maps, alla ricerca di un luogo in un posto remoto, dove ambientare una storia e mi diverto a studiare gli edifici, le strade, il traffico, le distanze.

Misuro, controllo, verifico e, infine, utilizzo le informazioni per collocare i personaggi in un contesto specifico o per descrivere l’ambiente dove si svolte la trama del mio libro.
Non do niente per scontato e ogni scoperta è un arricchimento, un valore aggiunto, un traguardo superato che già me ne indica un altro in prospettiva.

Lo scopo della scrittura #2

#DonneEBorse2

donne e borse 2 valigia giallaDi solito, sono i cassetti a racchiudere i sogni, gelosamente immobili, li proteggono dal mondo che a volte sembra ostile o diverso da come l’avevamo immaginato e che temiamo non sia in grado di accoglierli come dovrebbe.

I sogni rimangono lì, dentro quell’involucro rigido, fermo in un angolo della casa, ogni tanto ci sinceriamo che siano ancora lì, pronti a essere liberati.
I miei sogni in attesa di rivedere la luce sono dentro a una piccola valigia gialla.

Non ho il coraggio di lasciarli impolverare dentro a un cassetto, ma non intendo neppure regalarli al mondo come ho fatto finora, rivestendoli di parole, di frasi, di emozioni.
I miei sogni resteranno dentro la rigida valigetta gialla che porto con me ovunque e forse un giorno riuscirò ad aprirla con meno tristezza.

#DonneEBorse1