“I Buddenbrook” di Thomas Mann: una complessa partitura fatta di parole

“I Buddenbrook” è il primo romanzo di Thomas Mann, dove l’autore segue le vicende di una famiglia per ben quattro generazioni.
L’opera è una sorta di complessa partitura musicale, dove i personaggi sono gli strumenti. Nella parte finale, lo scrittore, attraverso l’improvvisazione al pianoforte di Hanno, ci fa assaporare in modo concreto la sua grande musica fatta di parole.

Paul Thomas Mann, più conosciuto come Thomas Mann (Lubecca, 6 giugno 1875 – Zurigo, 12 agosto 1955), è stato uno scrittore e saggista tedesco.
All’inizio, la sua vita professionale sembra essere orientata verso il settore commerciale, ma la scrittura è una forte tentazione, tanto che ben presto finirà per dedicarsi solo alla letteratura.
La sua affermazione come scrittore avviene nel primo dopoguerra e, passando di successo in successo, Mann finirà per diventare il massimo rappresentante della letteratura tedesca e nel 1929, vincerà persino il Premio Nobel.

Una delle opere più famose di Thomas Mann è il romanzo, “I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia”, pubblicato nel 1901, è il primo romanzo dello scrittore tedesco.
Nel libro è narrata la progressiva rovina di una famiglia benestante della borghesia mercantile di Lubecca. E la vicenda che si svolge tra il 1835 e il 1877, abbraccia ben quattro generazioni.

Per costruire il complesso intreccio de “I Buddenbrook”, Mann si ispirò alla sua storia familiare e, al contempo, si profuse in letture e studi di opere simili alla sua, che trattavano saghe familiari, ad esempio, Il ciclo de “I Rougon-Macquart” di Émile Zola; le opere di Jonas Lie e Alexander Kielland, che trattavano vicende di famiglie di estrazione borghese. Inoltre, furono di ispirazione anche i libri dei fratelli Jules e Edmond de Goncourt e quelli di Paul Bourget.

Mann consegnò il manoscritto de “I Buddenbrook” il 15 agosto 1900 all’editore Fischer, che lo considerò di lunghezza eccessiva. La prima edizione del romanzo, uscì nell’agosto del 1901.
Il successo dell’opera arrivò più tardi, con la stampa di un’edizione economica che a Lubecca letteralmente spopolò: c’era una forte curiosità, per il fatto che il figlio di un senatore aveva messo in piazza la vita della sua famiglia.

Le novità che Mann introduce con questo romanzo sono: la scrupolosa ricostruzione sociale e il minuzioso approfondimento delle componenti psicologiche dei personaggi.
La storia si dipana in un lungo arco di tempo e, ovviamente, non c’è un solo protagonista. Lo scrittore si sofferma sui vari componenti della famiglia, spostandosi di generazione in generazione, prestando particolare attenzione ad alcuni più che ad altri.

La parte finale de “I Buddenbrook” è ad esempio dedicata quasi completamente ad Hanno, l’ultimo erede maschio della famiglia.
Hanno ha un carattere sensibile, è timido e fragile, tutto l’opposto dell’erede che avrebbe voluto avere suo padre, Thomas Buddenbrook, che considera la spiccata sensibilità dell’animo di suo figlio, una debolezza che si aggiunge a quella fisica.

Uno dei pochi svaghi che Hanno si concede è la musica, suonando il pianoforte di casa.
La musica consente al ragazzo di essere se stesso, di esprimere i più profondi moti del suo animo, soprattutto, quando si concede delle improvvisazioni alla tastiera.

Se il padre cerca inutilmente di instradarlo verso il mondo degli affari, senza riuscirvi, questo tentativo, destinato all’insuccesso, non rappresenta nell’economia del romanzo una sconfitta, bensì una vittoria: perché Hanno segue la sua passione artistica e non si sacrifica alla volontà della famiglia. Questo personaggio è riuscito a raggiungere, a differenza degli altri, una dimensione più alta della vita.

Anche per Thomas Mann la musica aveva una notevole importanza e lo si percepisce dalla cura con cui descrive il monologo sonoro improvvisato da Hanno al pianoforte.
Il ragazzo rimasto solo nel salone dà liberamente sfogo alla sua interiorità e lo scrittore delinea con grande precisione ogni passaggio, dal comparire di una melodia, un tema di breve respiro che si evolve in variazioni sempre nuove, mentre il ritmo incalza.
Seguendo le parole dello scrittore, possiamo quasi udire la musica prendere vita, dipanarsi dalle mani di Hanno.

Se nei primi due terzi del romanzo la musica ha un ruolo secondario, nell’ultimo terzo de “I Buddenbrook”, il soggetto musicale diventa centrale e addirittura fondamentale per gli sviluppi e per la conclusione della storia.

Leggere poesie e scoprire in un “lampo” quanto siamo cambiati

Leggere poesie e scoprire in un "lampo" quanto siamo cambiati

Rileggere a distanza di tempo poesie studiate a scuola è un’esperienza che invito tutti a fare.
Anche scoprire poesie non ancora lette di un poeta, sul quale l’insegnante di italiano insisteva, anni fa, a fare domande durante le interrogazioni – e noi a chiederci perché – può riservare gradite sorprese.

Il famoso senno del poi nella letteratura ha un senso concreto.
Le esperienze che abbiamo vissuto, i libri che abbiamo letto negli anni, i viaggi che abbiamo intrapreso hanno cambiato i nostri punti di vista, irrimediabilmente – e per fortuna – siamo persone diverse da quelle che hanno letto Pascoli, Leopardi, Dante, Foscolo, ecc. sui banchi di scuola.

Io ho fatto un tuffo nel passato proprio in questi giorni, grazie a un post da scrivere, e sono riemersa diversa.
La poesia che ha suscitato il mio interesse e ha fatto scaturire queste riflessioni è una poesia di Giovanni Pascoli, dalla raccolta Myricae che – udite, udite – non avevo letto a scuola e chissà quante altre ce ne sono in attesa di una mia lettura, che possono suscitare emozioni analoghe.

La poesia è Il lampo e credo che, in assenza di un titolo, si sarebbe capito ugualmente di che cosa stesse parlando il poeta.

E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.


Leggendo questi pochi versi si può vedere in azione un lampo, il suo effetto sulle cose e lo sgomento improvviso che crea in chi assiste al suo repentino arrivo.
Non serve concentrarsi troppo per sentire anche il tuono.
E quell’occhio esterrefatto che si apre e si chiude in un baleno è l’incarnazione stessa dell’attimo in cui la luce del lampo rivela, come la luce di un enorme flash, il mondo e poi lo getta in un istante, di nuovo, nell’oscurità totale.

Uso scrupoloso delle parole per aiutare il lettore a visualizzare una scena

uso delle parole

Fondamentale per una lettura coinvolgente è riuscire a scrivere in modo che il lettore possa visualizzare la scena che state descrivendo.

I termini da usare vanno scelti con grande oculatezza, in particolare i verbi che sono il propellente dell’azione.
Se utilizzate le parole giuste, con poche frasi ben delineate e una serie di verbi trascinanti, potrete costruire una scena che possiederà grande chiarezza e consentirà ai vostri lettori di entrare nella storia e farne in qualche modo parte.

Ad esempio, una frase semplice, tratta da “Le molliche del commissario” di Carlo F. De Filippis:
Il commissario spense la sigaretta, infilò la giacca e si alzò“.
Questa frase contiene nella sua brevità una scena perfettamente costruita e facilmente immaginabile dal lettore.
Si riesce a vedere il commissario che compie le tre azioni descritte; i verbi danno ritmo alla frase che è composta da tre segmenti che segnalano i tre gesti dell’uomo.

Nei gialli, in particolare, dove spesso le descrizioni sono usate ai minimi termini, è importante tracciare con rapidità una scena o i tratti caratteristici di un personaggio; è importante non far “soffrire” l’azione né farla stagnare, per questo, spesso, nei romanzi gialli compaiono frasi scarne ed efficaci e verbi incalzanti.

“Sogno Rock”: il mio racconto è uscito su Confidenze

racconto Sogno Rock

Nel n. 3 di Confidenze potete trovare il mio racconto “Sogno Rock”.


Sarei molto felice se lo leggeste in tanti e mi auguro che la storia che ho raccontato possa, se non toccare il vostro cuore, almeno sfiorarlo per qualche istante e farvi dimenticare pensieri e preoccupazioni almeno per qualche momento.

Ora potete leggerlo anche online: qui

Il potere delle parole di: suscitare emozioni, evocare ricordi e creare legami

Le parole hanno un enorme potere evocativo ne abbiamo la prova ogni giorno, ma spesso non ci facciamo caso.

Prendiamo me, sto facendo ricerche per un articolo sulla seta e appena mi sono concentrata sulla parola “seta” ho subito creato una serie di collegamenti tra questo specifico termine e una serie di ricordi legati a questa parola: ho pensato a Marco Polo e poi, a “Le città invisibili” di Calvino.

Ovviamente, se pensate voi alla parola “seta” creerete altri collegamenti nella vostra testa, in base ai vostri personali ricordi, magari legati alla scuola (vedi Marco Polo) e alle vostre esperienze personali.
La seta, in tal caso, potrebbe riportarvi alla memoria un foulard particolarmente prezioso e una giornata speciale che avete passato indossandolo oppure chissà quali altri tristi o felici ricordi.

Le parole creano mondi, ma sono in grado di creare anche collegamenti, suggestioni, immagini. Mai sottovalutare il potere di una parola e spesso è difficile individuare fin dove possa arrivare la sua capacità evocativa, e le sue possibilità di suscitare emozioni negative o positive in chi la vede scritta o la sente pronunciare.

Quando si scrive è importante non sottovalutare questa capacità delle parole di creare collegamenti anche con elementi molto lontani tra loro. Certo, non possiamo sapere tra le tante persone che metteranno gli occhi su delle righe di testo da noi scritte, quali emozioni o possibili collegamenti potranno creare, ma in certi casi, certe associazioni sono un tesoro comune cui attingere, perché si sono creati nel tempo dei legami fortissimi tra alcune parole e degli eventi precisi o delle sensazioni tangibili.

Se ad esempio, leggete la parola “cioccolato“, a meno che non apparteniate a quella minoranza che non ama questo particolare alimento, è probabile che vi venga la nota acquolina in bocca.
Se invece dico “dentista“, quasi sicuramente, il ricordo non sarà altrettanto piacevole e forse, vi immaginerete, con una punta di terrore, su una poltrona con qualcuno che traffica nella vostra bocca.

Le parole, in ogni caso, non hanno solo un potere evocativo, dicono molto anche su di noi, quando scegliamo un dato termine piuttosto che un altro, per esprimere un’emozione o per raccontare un aneddoto.

Il nostro legame con le parole è complesso e plurimo e si muove dall’esterno verso l’interno o viceversa.
Quando sentiamo o leggiamo una parola, siamo noi a provare una sensazione o ci troviamo a evocare un ricordo; quando invece ci esprimiamo con certi termini, comunichiamo agli altri chi siamo: la nostra cultura, la nostra sensibilità, le nostre esperienze.

Le parole, in pratica, veicolano e portano con sé molti significati, oltre a quelli reperibili su un dizionario; per questo bisogna fare attenzione all’uso che facciamo delle parole sia quando si usano per mestiere sia quando ci rivolgiamo agli altri, in ogni situazione della vita quotidiana, perché le parole possono curare o avvelenare un’anima.

Concisione: tra letteratura e social, una qualità da non trascurare

Rapidità e concisione sono due qualità che, ben amalgamate, possono diventare grande letteratura o magari un tweet ben riuscito.

Il 21 marzo, giorno della poesia, ho riletto alcuni passi dell’Antologia di Spoon River e nella rilettura, mi è saltato all’occhio come Edgar Lee Masters sia riuscito a condensare in poche parole – quelle di un epitaffio – la vita intera degli immaginari defunti del paese immaginario di Spoon River.

Un esempio tratto dal libro vale più di mille spiegazioni:

Hod Putt
Qui giaccio accanto alla tomba
del Vecchio Bill Piersol,
che s’arricchì commerciando con gli Indiani, e che
più tardi profittò della legge sulla bancarotta.
e ne riemerse più ricco che mai.
Io, per me, stanco della fatica e della povertà
e vedendo come il Vecchio Bill e altri s’arricchivano,
derubai un viaggiatore una notte vicino al Boschetto di Proctor,
uccidendolo per caso mentre gli rubavo,
per cui fui processato e impiccato,
quello fu il mio modo di fare bancarotta.


La concisione è certamente un modo per tenere desta l’attenzione e credo che tutti conoscano Twitter e il suo successo legato, quasi sicuramente, al limite di caratteri, piuttosto ristretto, concessi per comunicare notizie, sensazioni, emozioni, pensieri.

Tornando dai social alla letteratura, Italo Calvino era dichiaratamente un estimatore della concisione, anche se lui parla di “rapidità“, nelle sue “Lezioni americane“.
Per lo scrittore l’economia, il ritmo e la logica essenziale con cui sono raccontate certe storie è un valore apprezzabile, un piacere quasi da assaporare.

Ritengo che nel nostro mondo che va anche troppo di fretta, non sia da disdegnare neppure l’opposto – e Calvino stesso, pur sostenendo la rapidità come qualità da prediligere nella scrittura, sosteneva che il tempo narrativo può essere anche ritardante o immobile ed essere ugualmente valido.

Ma la velocità con cui oggi ci arrivano continui messaggi dal mondo, i tempi sempre più ristretti che abbiamo per valutare le notizie ci indicano con fermezza che siamo diretti, letteratura e non, verso un mondo sempre più rapido e conciso. Sta a noi apprezzare questa qualità, ma lasciare sempre nella nostra quotidianità delle pause che vanno decisamente nella direzione opposta…

Spazi narrativi: il luogo spesso condiziona la storia

spazi narrativi restringimento

Vi siete mai chiesti quanto gli spazi narrativi dove si svolge una storia possano influenzare la narrazione?

Leggendo alcune storie ho notato quanto gli spazi narrativi siano influenti sia per la formulazione di una storia sia per il suo svolgimento.

Le mie prime considerazioni relative all’importanza degli spazi narrativi non sono venute da un testo letterario ma da un’opera musicale.
Il suggerimento, però, veniva da un libro, Le opere di Verdi di Julian Budden: analizzando la partitura dell’Otello ho riscontrato quanto accennato dall’autore del libro.

Mentre la storia procede, si assiste a un vero e proprio restringimento degli spazi.
Dall’ampiezza dei luoghi pubblici lentamente e inesorabilmente la musica di Verdi e la struttura del testo di Boito (autore del libretto) ci spingono con determinazione verso la scena conclusiva, dove si consuma il dramma: la stanza di Desdemona.
In quella stanza siamo confinati per assistere al suo omicidio, ovvia conclusione di una tragedia, costruita proprio sulla riduzione, anche psicologica, delle alternative possibili, fino a giungere all’unica soluzione paventata sin dall’inizio della storia: la morte, appunto, grazie alle abili macchinazioni di Jago che spingono la gelosia di Otello al limite.

L’ambientazione di una storia, quindi, è importante e vincolante, sin dall’inizio della narrazione.

Ho notato le stesse scelte in un autore di gialli, Simon Beckett.
Nei due gialli che ho letto, lo scrittore sceglie di proposito dei luoghi “ristretti”:

  • un piccolo paese dove tutti si conoscono e non vedono di buon occhio gli estranei, anche se da diversi anni vivono accanto a loro;
  • un’isola dove chiunque venga dalla terraferma è considerato quasi una minaccia o comunque, è guardato con diffidenza dagli isolani.

Queste premesse sono più che sufficienti per scatenare rapidamente gli animi non appena si crea una situazione critica, nella fattispecie, un omicidio. Si assiste a un rapido surriscaldamento che fa aumentare in modo spasmodico la tensione, e il restringimento spaziale conduce a un restringimento psicologico.

Gli estranei sono una minaccia, sono loro la causa di ogni male e questo rende la situazione esplosiva: una vera pentola a pressione e i lettori sono divisi tra la risoluzione dei crimini e il timore che qualcosa di ben peggiore possa accadere, quando la logica ha perso ogni potere.
Il tutto, il più delle volte, a favore dell’assassino che trae indubbi vantaggi dalla ristrettezza mentale e dalla diffidenza delle persone.

Quando leggerete il vostro prossimo libro riflettete sulle ambientazioni, sugli spazi narrativi costruiti dall’autore e chiedetevi:
quanto la scelta dei luoghi ha condizionato la storia?
quanto lo scrittore è riuscito a coinvolgermi grazie alle collocazioni spaziali che ha scelto per la sua narrazione?

La vendetta: un nuovo caso per il commissario Lambert

Commissario Lambert e la vendetta

Il commissario Lambert è alle prese con un nuovo caso.

Una serie di omicidi sconvolge Parigi.
Il commissario Lambert è messo di nuovo a dura prova.
L’assassino è un tipo originale e inafferrabile; non lascia tracce dietro di sé, a parte delle piume sul corpo delle sue vittime.

Nel frattempo, il pm Lemarie viene accusato di omicidio e i due casi rischiano di mandare in tilt Lambert e i suoi colleghi impegnati su due fronti.

Questa volta i nostri amici, per risolvere il caso, dovranno andare molto indietro nel tempo.
Troveranno dei collegamenti con gli egizi e il Louvre e l’assassino sarà sempre un passo avanti a loro…

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Leggere: un aiuto per vivere e coltivare le emozioni

ragazza che legge

Leggere un libro, per me, non è solo entrare in una storia e viverla a fianco dei personaggi.
Quando leggo sviluppo simpatie e antipatie per le persone che animano il libro e finisco per schierarmi con loro o contro di loro.

Li critico, ci discuto a voce alta, chiedendo perché si sono comportati in un certo modo. Approvo o meno le loro scelte e a volte persino mi infurio per certi comportamenti assurdi che si ostinano a tenere.

Ad esempio, il libro della Bronte, Cime tempestose che ho comunque amato molto, mi ha fatto quasi infuriare in certi momenti, e avrei voluto esprimere con note piuttosto colorite tutto il mio disappunto nei confronti di Heathcliff e Catherine che a turno riuscivano a rovinarsi la vita tra ripicche e orgoglio autolesivo.

Che dire poi delle mie ultime letture? I gialli. Lì, la gamma di reazioni si estende alla gestione delle indagini, alla pesantezza riscontrata nelle eventuali lungaggini, poi si passa alla frenesia, quando ci si avvicina alla soluzione, alla quota di rabbia nei confronti dei cattivi o alla comprensione, quando il male è causato per una giusta vendetta.

Chi legge visita molti luoghi, vive certamente molte altre vite, come è stato già detto a più riprese, ma soprattutto leggere ci consente di provare una gamma di sensazioni ed emozioni in molti casi davvero forti.
Credo sia ormai dimostrato da molte ricerche che leggere aiuta a sviluppare empatia, a essere più coinvolti e disponibili verso il prossimo.

Ma più di tutto, leggere ci consente di piangere, di indignarci, di innamorarci o di ridere a crepapelle in qualsiasi momento e praticamente dovunque. Basta avere un libro a portata di mano…

Il paese di Tritacrome: the day after. Il giorno dopo lo spettacolo

Tritacrome gli interpreti

Il 20 giugno 2018 è stato rappresentato “Il Paese di Tritacrome”, uno spettacolo musicale per bambini.
Questo giorno per me resterà un giorno speciale, da ricordare nel mio calendario personale, perché ha rappresentato l’inizio di un nuovo percorso artistico, di una nuova vita professionale.

Alle 21:00 circa, il coro delle voci bianche della scuola Artemusica di Falconara Marittima (Ancona) si è esibito, mettendo in scena un melodramma con testi e musiche originali.
Questo spettacolo ha segnato l’inizio di un progetto che coinvolge musica, parola e canto.
Per me, vedere rappresentato quanto scritto nel mio libro è stata un’esperienza fantastica ed emozionante, la realizzazione di un sogno.

La serata è stata davvero emozionante, i ragazzi hanno dimostrato di essere padroni della scena, si sono destreggiati tra lettura e canto con grande abilità.
Lavorare con il maestro Angela De Pace è stata una scoperta: ho visto il mio libro prendere vita attraverso le sue canzoni e il suo lavoro con i ragazzi che hanno risposto meravigliosamente alle “provocazioni” musicali e a quelle della storia.

Per me ognuno di loro resterà nella memoria come il personaggio che hanno interpretato.
I curiosi abitanti di Tritacrome, paese singolare, hanno avuto per alcune ore un corpo e una voce.
Non vedo l’ora di iniziare una nuova avventura con loro. In effetti, sto già lavorando a un testo per Natale.

Noi non ci fermiamo qui, restate sintonizzati…