La mia scelta

Scarpine neonato

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La mia scelta” di Rossi Elisabetta è uno dei racconti che è stato scelto ed inserito nell’Antologia “I colori dell’anima“.

Questo racconto parla di una giovane donna che si ritrova sola, in attesa di un figlio, con dubbi, perplessità e tanta confusione. Una storia delicata che fa riflettere.

Un piccolo regalo da parte dell’autrice a tutti gli appassionati di lettura.

Dedicato a tutte le donne

donna che legge
Ho riflettuto molto sul post che potesse chiudere quest’anno e accogliere il 2013 che ci attende.

Ripercorrendo i solchi tracciati dagli eventi mi sono soffermata su una traccia dolorosa e significativa: i nomi di tutte le donne comparsi nella cronaca nera a causa delle violenze subite da uomini privi di pietà e amore.

Ho creduto, quindi, opportuno citare un autore, un uomo, che ha omaggiato le donne con un suo meraviglioso pensiero e credo che le sue parole possano concludere egregiamente, ma soprattutto, possano aprire con un messaggio di speranza il nuovo anno che ci attende per prenderci per mano…

“Le tre del mattino, pensò Charles Halloway, seduto sull’orlo del letto. […] Le donne non si svegliano mai a quell’ora, vero? Dormono il sonno dei bambini, dei neonati. Ma gli uomini di mezza età? Conoscono bene quell’ora. […] È passato molto tempo dal tramonto e manca molto all’alba, e tu evochi tutte le cose sciocche della tua vita, le incantevoli cose stupide fatte insieme a gente conosciuta così bene e che adesso è morta da tanto tempo… […]
Basta! Gridò silenziosamente.
[…]
Sua moglie sorrise nel sonno.
Perché?
Lei è immortale. Ha un figlio.
È anche tuo figlio!
Ma quale padre lo crede veramente? Non porta pesi, non prova dolori. Quale uomo, come una donna, se ne sta disteso nell’oscurità, portando in sé il figlio? Quelle creature dolci e sorridenti possiedono il grande segreto. Oh, che strani, meravigliosi orologi sono le donne. Il loro nido è il Tempo. Sono loro che fanno la carne, la carne che afferra e lega l’eternità. Vivono in quel dono, conoscono il potere, accettano, e non hanno bisogno di parlarne. Perché parlare del Tempo quando sei tuo il Tempo, e dai forma ai momenti universali, mentre passano, li trasformi in calore e in azione? Gli uomini invidiano e spesso odiano quegli orologi, quelle mogli, perché sanno che vivranno per sempre. E quindi che cosa fanno? Noi uomini diventiamo terribilmente meschini, perché non possiamo aggrapparci al mondo o a noi stessi o a qualunque altra cosa. Noi siamo ciechi alla continuità, tutto crolla, cade, si fonde, si ferma, imputridisce o fugge. Perciò, siccome non possiamo dare la forma al Tempo, come siamo noi uomini? Insonni.
Le tre del mattino. Questa è la nostra ricompensa. Le tre del mattino, la mezzanotte dell’anima […]
(da Il popolo dell’autunno di Ray Bradbury)

Citazioni tra gli scaffali nel periodo natalizio

fiocco rosso natalizio

Fare la spesa nei giorni vicini alle feste è una specie di suicidio.

Basterebbe organizzarsi per tempo ed evitare gli “imbottigliamenti” dell’ultimo momento.

Ma chissà perché, nonostante si sia progettato tutto, almeno così sembra, all’ultimo secondo manca sempre qualcosa.

Così, ci si avventura al supermercato e già alla fase in cui si ritira il carrello all’entrata, il pensiero che ci attraversa la mente è di dantesca memoria: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”, ma ormai il “dado è tratto” e quindi, si entra sconsolati e un po’ derelitti, senza neppure avere la simpatica compagnia di Virgilio (ora, ne abbiamo anche uno di stampo televisivo).

Appena varcate le fatidiche porte, ci si ritrova circondati da una folla delirante che prende d’assalto gli scaffali come se fosse prossimo il giorno del giudizio, piuttosto che il Natale.

Tutti sembrano alla ricerca del Sacro Graal.

Se si riesce a superare indenni il girone del bancone dei salumi e quello delle casse e poi, ad imboccare l’uscita dal “luogo di perdizione”, si potrà sperimentare la meravigliosa sensazione di essere stati miracolati… perché è Natale.

 

 

Il miglior augurio di Natale: ritrovare il vero spirito di questa festa

Albero di natale con neve

Quest’anno a Natale vorrei riassaporare la gioia e le sorprese dei miei primi Natali, quando l’attesa era colma di speranza e di felicità, quando la luce non era solo quella che illuminava gli alberi o le strade della città, ma era quella che portavo nel cuore.

Vorrei tornare ai sogni di quei giorni, alla semplice serenità delle ore che passavano, alla magia della neve dietro ai vetri.

Vorrei tornare all’amore che mi circondava e sospingeva invisibile i miei passi.

Vorrei far scorrere il calendario con la stessa trepidazione che mi animava nell’infanzia, quando il dolore non aveva ancora sfiorato né il cuore né i pensieri.

Non troverò mai questi doni sotto l’albero, ma so che posso cercarli dentro di me, recuperandoli intatti, laddove sono sempre stati: nel profondo dell’anima.

Auguro a tutti di incontrare per queste feste il vero spirito del Natale che non è certo quello reclamizzato nelle pubblicità…

Auguri di cuore a tutti

“Corpi” intervistato su FB

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Ciao Elisabetta, benvenuta. Parlaci di te, delle tue letture preferite, e se queste in qualche modo hanno influito sui tuoi libri o sul tuo stile.
Prima di tutto grazie per lo spazio che mi concedete. Il mio incontro con il genere che mi appassiona: il giallo investigativo, risale a quando per la prima volta lessi Ed McBain, il suo modo di narrare, l’inserimento nei suoi romanzi di materiale eterogeneo quale: rapporti, piantine della scena del crimine, foto o disegni mi hanno colpito molto: era una cosa che non avevo visto in nessun altro libro giallo.
Mentre mi addentravo nelle sue pagine ho avuto la sensazione che questa sua capacità di illustrare rendesse i suoi romanzi simili a dei diari dove lo scrittore diventava un tutt’uno con gli investigatori tramite questi suoi particolari “appunti” che condivideva con i suoi lettori. Mi sono sentita un po’ come uno spettatore che sta dietro le quinte ed in grado di vedere il copione della storia che si sta formando, come fosse un lavoro ancora allo stato grezzo.
Poi, con il tempo sono approdata ad altri generi, anche se McBain, insieme a Doyle e Connelly, rimangono i miei autori preferiti. Ultimamente mi sono soffermata su alcuni antropologi che trovo molto interessanti, già solo per il fatto singolare di aver deciso di mettere al servizio della narrazione la loro professionalità: Kathy Reichs, Bill Bass e Cristina Cattaneo i cui libri sono davvero toccanti.
Non mi sento quindi racchiusa in uno stile di scrittura sono i miei personaggi ad avere una tipologia più definita: diretti, caustici, ironici, riflessivi… io scrivo solo quello che vedo e sento.

Parlaci del tuo romanzo: di quale genere fa parte, della trama e dell’ambientazione, se è un racconto singolo o fa parte di una saga.
CORPI è un giallo investigativo che ha come location Udine. La protagonista femminile è l’ispettrice Rachele Giuliani una donna molto chiusa, per niente diplomatica, caustica, ma mai cinica, soprattutto nei confronti delle persone che vivono con difficoltà ai margini della società. Non si ferma davanti a niente, ha solo qualche attimo di confusione e incertezza quando si troverà “faccia a faccia” con la presenza di un’altra donna: la ex proprietaria della casa dove adesso vive lei. La donna si chiamava Lucrezia ed è scomparsa nel nulla, in circostanze misteriose, molti anni prima dell’arrivo di Rachele ad Udine. Questa donna diventerà una presenza costante, che metterà in discussione molte delle convinzioni estremamente razionali di Rachele.
Un altro personaggio che la costringerà a fare i conti con le sue decisioni di vita è Tomas Navarro: giornalista e scrittore di cronaca nera. Tra loro nascerà un rapporto conflittuale, nonostante Rachele abbia messo subito in chiaro sin dall’inizio quali saranno le regole della loro “relazione”: sesso per puro divertimento e nessun coinvolgimento sentimentale.
Il caso di cui si occuperà in questo episodio Rachele è per lei oltremodo coinvolgente: alcune donne sono state abbandonate in luoghi isolati e trattate come corpi senza valore da chi le ha uccise e se ne è sbarazzato senza troppi problemi.
L’ispettrice Giuliani è un personaggio che mi è particolarmente caro, infatti, sto già scrivendo il secondo episodio e anche qui non mancheranno descrizioni particolareggiate delle indagini, a livello di medicina legale e di antropologia forense.

Se dovessi usare solamente tre aggettivi per descrivere il tuo romanzo, quali sarebbero questi aggettivi, e perché?
Introspettivo, perché ogni narrazione è un viaggio anche dentro se stessi.
Coinvolgente, perché se il romanzo scava a fondo vuol dire che sono riuscita a far capire il mio punto di vista.
Toccante, perché la vita dei protagonisti è uno spaccato della realtà.

Qual è il punto di forza del tuo romanzo, l’aspetto che più lo contraddistingue, la scintilla che dovrebbe spingere il lettore a leggerlo?
Non saprei.
A questa domanda dovrebbero rispondere i lettori: sono loro che scelgono. Noi scrittori apparecchiamo la tavola, ma non possiamo obbligare nessuno a mangiare e ovviamente non possiamo scegliere quale vivanda possa essere più gradita al loro palato.

Grazie ancora per il tempo che ci hai dedicato, se vuoi aggiungere qualcosa, questo è il tuo momento.
Fatevi trasportare dalle emozioni, sempre, senza pensare di sbagliare.
L’istinto è più saggio di qualsiasi ragionamento lo sanno bene i miei personaggi che vivono seguendo alla lettera questo diktat.
Io ovviamente li amo tutti e attraverso loro manifesto le mie emozioni e le mie perplessità, spero che i lettori possano apprezzarli quanto me. Buona lettura.

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Un pomeriggio “pescoso”

fiume pesca a mosca

Lentamente, l’aureo ricordo del sole tramontato svanisce dal cuore delle nubi gelide e tristi. Silenziosi come fanciulli afflitti, gli uccellini hanno cessato di cantare e solo il grido lamentoso della gallinella acquatica e l’aspro gracchiare della pernice rompono il silenzio che incombe sulle acque dove il giorno morente esala l’ultimo respiro“.
(da “Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome)

Questa frase di incipit non rispecchia esattamente il mio primo ed unico pomeriggio trascorso al fiume ad osservare un pescatore a mosca, ma stamattina, ripensando al libro “Tre uomini in barca” ho ripercorso con gioia il ricordo di quel piacevolissimo ed emozionante pomeriggio trascorso a sguazzare nelle “chiare, fresche et dolci acque“, pomeriggio che custodirò nella memoria come un prezioso tassello d’avventura e l’uno e l’altro: il libro e il mio ricordo continueranno a mescolarsi e a produrre sensazioni gradevoli ad ogni rimembranza.

Quel giorno ho ad esempio capito che i pescatori a mosca sono delle “creature” molto particolari che vivono questo incontro con la natura e con i pesci come una sfida piena di tante sfumature che è difficile sondare per chi non vive appieno nel loro mondo.

Questa loro passione si trasferisce nella vita e finisce per rappresentare a tutti gli effetti una filosofia su cui impostare la propria esistenza.

Credo di aver assaporato in quel breve pomeriggio un po’ della loro emozione, cercando di scorgere, fra le pieghe dell’acqua, un breve guizzo, qualche cenno vitale degli essere pinnati al di sotto della superficie fredda e cristallina delle acque del fiume.

Il mio è stato un breve assaggio, ma già nella mia mente sono sorte molte domande riguardo alle astuzie dei pesci, alle loro particolari predilezioni e non solo, la mia curiosità si è estesa ai pescatori, ai loro “tic”, alle loro bizzarre manie, alle singolari “superstizioni”: materiale sensibile da poter tradurre in scrittura.

Si soffermarono su una polverosa campana di vetro, collocata in alto, al di sopra della mensola del camino; e sotto alla campana di vetro, c’era una trota. Ne rimasi addirittura affascinato, tanto erano eccezionali le sue dimensioni. Anzi, a prima vista, l’avevo scambiata per un merluzzo. “Ah” disse il vecchio seguendo la direzione del mio sguardo. “Bell’esemplare, quello, è vero?” “Eccezionale” mormorai“.
(continua la lettura)

Questo brano del libro di Jerome K. Jerome, studiato a scuola molti anni fa, mi ha spinto a leggere il resto del suo libro.
Ricordavo questo divertente episodio dove le innocenti bugie e la fantasia dei pescatori vengono tradotte in un racconto esilarante con finale a sorpresa…

Lavori in corso

Cartello lavori in corso

Sto lavorando ad un giallo natalizio che spero di riuscire a mettere online prima delle feste.

Sono immersa nelle ricerche, perché per essere credibili e soprattutto per evitare di scrivere un cumulo di sciocchezze bisogna documentarsi a fondo sugli argomenti che si intendono trattare nelle proprie storie.

Ho il naso immerso nei manuali e nella contemporanea lettura di gialli per cogliere suggerimenti sulla descrizione dei personaggi, per valutare con attenzione, oserei dire misurata, descrizioni, ambientazioni, atmosfera nella quale personaggi e vicissitudini si caleranno.

È necessario un lavoro di grande equilibratura, perché quando si scrive un giallo (qualcuno saggiamente mi ha fatto notare) non è prudente dilungarsi o divagare troppo con lo sguardo perso tra le nuvole, perché anche un’occhiata alle nuvole deve rientrare nella storia.

Anche le divagazioni devono necessariamente far parte di un processo sottile che sostiene e nutre la strategia della narrazione.

Un giallo è fatto di meccanismi molto delicati che vanno rispettati. Diciamo che ogni cosa va vista nell’economia del fatto principale: di solito qualcuno muore e qualcun altro indaga, il resto però non è solo cornice, ma è un misurato e studiato contorno che, oltre a garantire una forma piacevole, deve seguire l’andamento degli avvenimenti.

In questo momento sto ragionando intensamente sui personaggi e sono riuscita a creare un’insolita correlazione.

I lavori sono in corso…

Dante Alighieri, i social media e i “gironi” di internet

Riratto di Dante di Botticelli

Oggi delle domande oziose mi sono sorte alla mente.

Chissà quanto e come avrebbero potuto influire i social media e internet, in generale, nella scrittura di Dante?

Con quali simboli avrebbe rappresentato nella sua “Divinaemoticon, tag, tweet e ogni sorta di “diavoleria” internettesca?

Le url sarebbero state schedate come gironi?

Ma soprattutto, cosa nel mondo degli internauti avrebbe rappresentato per il sommo poeta il Paradiso?

Ai posteri l’ardua sentenza?

 

La scrittura di Ed McBain e i “cambiamenti climatici”

nuvole
“In una bella giornata di primavera la gente non pensa alla morte”.

Questo è l’incipit di “Lungo viaggio senza ritorno” di Ed McBain.
Ho appena terminato di leggerlo e uno degli aspetti che più mi ha colpito di questo libro sono le condizioni atmosferiche che per contrasto introducono e scandiscono l’azione: quella dell’assassino.

Quest’uomo che imbraccia un fucile e uccide dai tetti della città, misterioso e letale, a dispetto delle magnifiche giornate primaverili, continua ad uccidere anche se “è l’autunno il tempo adatto a morire, non la primavera. L’autunno stimola i pensieri lugubri, invita alle fantasie macabre, favorisce i desideri di morte, con lo spettacolo malinconico del declino della natura […] Muore tanta gente, in autunno. Tutti i giorni“.

Dopo una tirata iniziale che coinvolge persino il Codice Penale, additando come un crimine ulteriore la “Morte in primavera“… avviene il primo omicidio di un ignaro buon cittadino che non pensava alla morte in quella splendida giornata che per lui sarà l’ultima.

Ovviamente, non è l’unico scrittore che utilizza l'”espediente climatico” per favorire una storia, per creare l’atmosfera.
Qui per contrasto, in altri casi, il tempo “va a braccetto” con i sentimenti o le emozioni dei personaggi della storia oppure serve a preannunciare qualcosa di misterioso o terribile che sta per accadere.
Chi non ricorda il fortunato tormentone:

Era una notte buia e tempestosa…