Scrivere ai tempi del Coronavirus: poesia in… fumo #4

Scrivere ai tempi del Coronavirus poesia in... fumo 4

Mi sono chiesta: che cosa può fare uno scrittore in tempi di coronavirus per essere d’aiuto?
scrivere, ovviamente, liberando i propri pensieri…

Il fumo dei camini
sinuoso
si spinge verso il cielo.
In anse vaporose
disegnate dai vaghi e mutevoli
desideri del vento.

Scrivere ai tempi del Coronavirus: poesia paesaggistica #3

Scrivere ai tempi del Coronavirus poesia paesaggistica 3

Mi sono chiesta: che cosa può fare uno scrittore in tempi di Coronavirus per essere d’aiuto?
Scrivere, ovviamente, magari qualche pillola di poesia…

Tacito accordo di mare e cielo.
Nel mesto vagare di nubi,
maestoso sentore di tempesta.

Scrivere ai tempi del Coronavirus: poesia da camera #2

Scrivere ai tempi del Coronavirus poesia da camera

Mi sono chiesta: che cosa può fare uno scrittore in tempi di Coronavirus per essere d’aiuto?
Scrivere, ovviamente…

Fruscii, guizzi repentini. Qualche lampo di colore e un leggero cinguettio.

Ti nascondi in mezzo al verde lucido delle foglie, ma so che ci sei.
Ci osserviamo, separati solo dal leggero intreccio di rami.

Forse ti stai chiedendo come mai sono qui, affacciata alla finestra, o magari, speri in qualche briciola di pane.

Ti vedo gonfiare le penne, scuotere rapido la coda e lanciare un ultimo cinguettio a mo’ di saluto.

Non ho avuto neppure il tempo di regalarti un po’ di cibo, ma domani, lo troverai…

Auguri di Buona Pasqua!

auguri buona Pasqua

Auguri a tutti quelli che passano per questa pagina per caso, a quelli che tornano perché hanno trovato qualcosa che li ha emozionati o interessati.
Auguri anche a quelli che cercavano tutt’altro, a quelli ai quali piace leggere e a quelli ai quali non piace neanche un po’.
Auguri a quelli che ci seguono sempre e a quelli che sono qui per la prima volta.

Auguro a tutti il meglio: la salute, la felicità vera quella che ti fa stare bene ovunque e con chiunque, ma soprattutto, vi auguro e mi auguro che potremo riabbracciare quelli che amiamo al più presto, che sì, tutto torni alla normalità, ma che quello che ci è accaduto ci renda diversi, migliori più disponibili con gli altri, più pazienti e soprattutto, più coscienti…

Auguri!

Scrivere ai tempi del Coronavirus: riflessioni quotidiane #1

Leggere e scrivere sono due attività che non subiscono battute d’arresto a causa del Coronavirus: si possono tranquillamente praticare restando a casa.

Inoltre, mi sono chiesta: che cosa può fare uno scrittore in tempi di Coronavirus per essere d’aiuto?
Scrivere, ovviamente. Così ho pensato di scrivere qualche breve riflessione sulle mie giornate e sulle meste osservazioni giornaliere dalle mie stanze.

Non è un gran contributo, ma ci tengo a dedicarlo a tutti quelli che si sacrificano, affinché la nostra vita possa andare avanti, nonostante le limitazioni, e a tutti coloro che hanno bisogno di un istante di distrazione e di sollievo in questi momenti così difficili.

Dall’alto della terrazza, la mia città è strana: lontana eppure vicina, quasi potessi toccare le sue case di cartapesta colorata.

I gialli, gli aranci, il verde appena accennato, il rosso bruciato dei tetti sono affastellati, uno sull’altro; mentre alberi svettanti lanciano le loro chiome verso il cielo.

Rari passanti misurano i loro passi lungo i marciapiedi; auto sparute scorrono rapide, senza dover più contendere l’asfalto ad altri veicoli all’assalto.

Il mare è un tappeto screziato, un miraggio nel deserto solitario del paesaggio.

Emergenza Covid-19: lasciamo che il virus ci “contagi” il cuore

Emergenza Covid19 lasciamo che il virus ci contagi il cuore

Come ignorare un fenomeno che ci tiene incollati davanti alla TV o su internet a sondare dati, a sincerarci sulle nuove scoperte, a fare un bilancio di morti, guariti e contagiati?

Il virus, sani o malati, ci ha contagiato tutti.
Ha superato i confini delle nazioni ed è l’argomento principe ovunque: nei talk show, al telegiornale, sui social.

Ci sta facendo esplorare le nostre fragilità, la nostra solitudine, il nostro attaccamento alla vita; sta mettendo alla prova il nostro senso di responsabilità, ma anche il grado della nostra umanità, la capacità di essere solidali verso gli altri.
Ci ha messo davanti agli occhi che non possiamo più marciare da soli, che serve coesione, condivisione, empatia.

Abbiamo anche scoperto che ci sono moltissimi eroi, gente comune che si è ritrovata a dover fronteggiare con coraggio questa terribile emergenza: medici, infermieri, forze dell’ordine, sacerdoti, volontari, e non dobbiamo neppure dimenticare tutte quelle persone che ci consentono di portare in tavola il cibo: gli agricoltori, ad esempio, e tutte le persone legate a questa filiera, i trasportatori e i commessi che, anche nascosti dietro una mascherina, ci accolgono con gentilezza nei negozi, nei supermercati.

Come voi, sto sperimentando il tormentone #iorestoacasa e lo vivo bene: mi sto rendendo conto di quante cose ci sono da fare in casa e mi sento più vicina alle persone che condividono con me questa quotidianità.

Sperimento il desiderio di cercare sui social persone che non sento da un po’ e chiedo loro come stanno. Forse, sono anche più connessa di prima alle emozioni e ai sentimenti, perché ho più tempo per riflettere e sto riconsiderando la mia vita, le mie priorità, e so che, come voi, uscirò trasformata da questa esperienza.
Sono certa che una volta fuori da questa emergenza, i miei passi prenderanno un’altra direzione.

Questo virus danneggia i polmoni, uccide le persone, anche quelle che amiamo; sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale, ma ci ha anche fatto capire che dobbiamo guardare il mondo con occhi diversi, che solo uniti possiamo ottenere dei risultati, che dobbiamo salvaguardare il nostro pianeta, che dobbiamo aiutarci l’un l’altro, perché essere più umani non vuol dire essere deboli, e forse, da tutto questo, il nostro cuore uscirà rinnovato.

Storia della scrittura: dai geroglifici agli emoticon #9 Latino in armonia

Storia della scrittura dai geroglifici agli emoticon 9 Latino in armonia

Intorno al III secolo a.C. esiste già un alfabeto latino composto da 19 lettere, nell’epoca di Cicerone (I secolo a.C.) si aggiungeranno la X e la Y.

Come i greci, anche i romani usavano i caratteri maiuscoli per iscrizioni su pietra, le minuscole, invece, erano destinate alle tavolette cerate e ai papiri.

L’iscrizione su pietra richiedeva un lungo e meticoloso lavoro di preparazione. L’incisore doveva, prima di tutto, valutare le dimensioni della superficie su cui doveva scrivere, considerare quante parole componevano il testo da riprodurre e poi stabilire, di conseguenza, la grandezza delle lettere.

Prima di incidere la pietra, l’incisore realizzava una copia su un rotolo di papiro che gli consentiva di stabilire quante lettere potevano stare in una riga e anche di studiare con cura il modo più equilibrato e visivamente armonioso di riempire lo spazio che aveva a disposizione.

Successivamente, l’incisore tracciava con un gesso sulla pietra la base della lettera e il suo punto più alto, subito dopo, disegnava i caratteri con il carboncino e poi li dipingeva. Dopo aver compiuto tutti questi passaggi, finalmente, poteva prendere in mano lo scalpello.

Nel periodo tra il II e il III secolo d. C. comparvero “la nuova scrittura comune” e l'”onciale” che, fino all’anno 1000, si diffusero in tutte le regioni europee dove si scriveva in latino.

in copertina: Iscrizione sul tamburo del Mausoleo di Cecilia Metella sulla via Appia a Roma

Uso scrupoloso delle parole per aiutare il lettore a visualizzare una scena

uso delle parole

Fondamentale per una lettura coinvolgente è riuscire a scrivere in modo che il lettore possa visualizzare la scena che state descrivendo.

I termini da usare vanno scelti con grande oculatezza, in particolare i verbi che sono il propellente dell’azione.
Se utilizzate le parole giuste, con poche frasi ben delineate e una serie di verbi trascinanti, potrete costruire una scena che possiederà grande chiarezza e consentirà ai vostri lettori di entrare nella storia e farne in qualche modo parte.

Ad esempio, una frase semplice, tratta da “Le molliche del commissario” di Carlo F. De Filippis:
Il commissario spense la sigaretta, infilò la giacca e si alzò“.
Questa frase contiene nella sua brevità una scena perfettamente costruita e facilmente immaginabile dal lettore.
Si riesce a vedere il commissario che compie le tre azioni descritte; i verbi danno ritmo alla frase che è composta da tre segmenti che segnalano i tre gesti dell’uomo.

Nei gialli, in particolare, dove spesso le descrizioni sono usate ai minimi termini, è importante tracciare con rapidità una scena o i tratti caratteristici di un personaggio; è importante non far “soffrire” l’azione né farla stagnare, per questo, spesso, nei romanzi gialli compaiono frasi scarne ed efficaci e verbi incalzanti.

“Sogno Rock”: il mio racconto è uscito su Confidenze

racconto Sogno Rock

Nel n. 3 di Confidenze potete trovare il mio racconto “Sogno Rock”.


Sarei molto felice se lo leggeste in tanti e mi auguro che la storia che ho raccontato possa, se non toccare il vostro cuore, almeno sfiorarlo per qualche istante e farvi dimenticare pensieri e preoccupazioni almeno per qualche momento.

Ora potete leggerlo anche online: qui