C’è chi si attarda e chi procede rapido, chi usa brevi stoccate, chi lievi pennellate.
Altri ancora rielaborano e descrivono con minuzia certosina, non limitandosi all’aspetto esteriore, ma indagando nell’animo con gli strumenti di un esperto analista.
Chi scrive necessita di un bagaglio di parole, ma anche di strumenti.
E dove attingere se non nella lettura?
Gli scrittori leggono i libri, o almeno dovrebbero, con la consapevolezza di cui parla Stephen King in “Misery“.
“Con il passare degli anni Paul si era sempre più rassegnato al fatto che non sarebbe stato più capace di leggere come soleva da bambino: divenuto scrittore lui stesso, si era condannato a una vita di dissezioni“.
La lettura è ancora un piacere, ma per ‘lavorare’ sui libri è necessaria una lettura più profonda che vaglia con attenzione ogni aspetto della scrittura.
Un lavoro chirurgico che non trascura nulla, sezionando ogni cosa: lo stile in generale, le descrizioni di ambienti e dei personaggi, il modo di veicolare le emozioni, il ritmo nello snodarsi delle frasi; persino l’uso di singolari metafore, quelle meravigliose creatrici di immagini: