“I tre moschettieri” è un’opera di Alexandre Dumas padre, che narra con “grande brio e spigliatezza” le avventure dell’esercito personale del re Luigi XIII, tra intrighi di palazzo e duelli mozzafiato.
Voi approvate ciò che D’Artagnan ha fatto?” “Perbacco se lo approvo” disse Athos “non solo approvo ciò che ha fatto, ma me ne congratulo con lui.” “E ora, signori” concluse D’Artagnan senza perder tempo a spiegare a Porthos il suo modo di agire “tutti per uno e uno per tutti, è questa la nostra divisa, non è vero?” “Però…” disse Porthos. “Stendi la mano e giura!” gridarono insieme Athos e Aramis. Vinto dall’esempio, ma brontolando piano, Porthos stese la mano, e i quattro amici ripeterono ad una voce la formula dettata da D’Artagnan: “Tutti per uno, uno per tutti”. (Alexandre Dumas)
“Tutti per uno, uno per tutti”, un motto che ci rimanda istantaneamente alle impavide figure di tre soldati (più uno aggiunto), pronti a sguainare la spada quando la necessità lo richiede.
“I tre moschettieri” (Les trois mousquetaires) è un romanzo d’appendice di Alexandre Dumas padre (Villers-Cotterêts, 24 luglio 1802 – Neuville-lès-Dieppe, 5 dicembre 1870) e di Auguste Maquet (1813-1888; collaboratore di Dumas che lo aiutò a realizzare la prima stesura e fece le ricerche storiche sull’argomento). Come tutti i romanzi di questo genere, fu inizialmente pubblicato a puntate, nel 1844, sul giornale “Le Siècle”.
È uno dei romanzi più celebri e tradotti della letteratura francese ed è il primo di una trilogia. Gli altri due volumi sono: “Vent’anni dopo” (1845) e “Il visconte di Bragelonne” (1850).
Dumas ha ricavato il soggetto dalle “Memorie di D’Artagnan” (1700), ispirato alla vita del conte D’Artagnan, opera del romanziere francese Gatien de Courtilz de Sandras (1644 – 1712) che, nel 1688, dopo 18 anni nella compagnia dei Moschettieri, lasciò l’esercito francese e si trasferì nei Paesi Bassi, dove si dedicò unicamente alla scrittura.
I moschettieri di Dumas fanno riferimento alla compagnia militare di gentiluomini fondata nel 1622 dal re Luigi XIII (Luigi XIII di Borbone, detto il Giusto, 1601 – 1643) come suo esercito personale, cioè i “Moschettieri della Guardia”.
Essi prendevano il nome dal moschetto, il tipo di fucile che avevano in dotazione. Si trattava di un’arma piuttosto pesante e perciò ognuno di loro aveva un servitore che lo aiutava a trasportarla.
I moschettieri ebbero un ruolo fondamentale nei primi eserciti moderni, specie in Europa. In genere, servivano a piedi come fanteria, ma in certi casi anche a cavallo. Scomparvero quando furono adottati dei fucili più moderni. In Francia, questa figura compare e perdura tra Cinquecento e Ottocento.
Nel libro, la compagnia dei moschettieri si contrappone alle guardie del cardinale Richelieu (Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu, 1585 – 1642; cardinale, politico e vescovo cattolico francese; nominato primo ministro dal re Luigi XIII di Francia) e spesso i due gruppi si scontrano in duelli illegali.
Dumas utilizza per i suoi coraggiosi soldati dei soprannomi: Athos, Porthos e Aramis, cui si aggiungerà il quarto moschettiere, nonché protagonista del romanzo, D’Artagnan. Le loro vere identità, invece, sono rivelate solo in parte.
La vicenda raccontata da Dumas, ruota in gran parte attorno al quarto moschettiere, un giovane tra i 18 e i 20 anni, abile con la spada e molto coraggioso.
D’Artagnan ha un servo, Planchet di umili origini, coraggioso e molto legato al suo padrone.
In generale, il ruolo dei servitori in questo libro è molto importante. Sono spesso tirati in ballo e molte delle imprese dei loro padroni andranno a segno grazie al loro provvidenziale intervento.
Passando ad Athos (Olivier de Bragelonne de La Fère) scopriamo che è un uomo di animo nobile e distinto. È il moschettiere che D’Artagnan ammira di più. Tra i quattro è quasi sicuramente il più viziato, ma è anche il più intelligente, nonché un abile conoscitore della scherma e dell’arte del cavalcare.
Prima di entrare tra le guardie del re, Athos aveva sposato una giovane che si rivelò marchiata a fuoco con un giglio sulla spalla, segno che era stata condannata a morte. Successivamente, scopriremo che è la seducente e pericolosa Milady.
Il servo di Athos è Grimaud che parla poco e gesticola molto; affezionato al suo padrone, lo ammira in particolare per la sua intelligenza.
Aramis (Aramis d’Herblay) è un uomo distinto e delicato, sembra a vederlo e anche per come si comporta un uomo di chiesa mancato. Gli studi ecclesiastici che ha compiuto emergono dalla conoscenza che l’uomo ha delle arti, di filosofia e della lingua latina; spesso compone poesie. Successivamente, Aramis diventerà abate d’Herblay. Il personaggio di Dumas si ispira vagamente alla figura storica del moschettiere Henri d’Aramitz.
Bazin è il servo di Aramis; perfetto per un padrone che vestirà poi gli abiti ecclesiastici. Dolce e pacifico, nonché profondamente devoto al suo padrone, veste sempre di nero, come ci si aspetterebbe dal servo di un uomo di chiesa.
L’ultimo del gruppo è Porthos (Porthos du Vallon) il più “sanguigno” della compagnia e quello che tiene maggiormente al suo onore. Un po’ fanfarone, ama darsi delle arie e possiede un carattere vanitoso. Spesso gioca ai dadi e scommette qualsiasi cosa. La sua amante, la signora Coquenard, vecchia moglie di un procuratore, in varie occasioni lo aiuterà finanziariamente. Anche lui come gli altri usa un nome “di battaglia” invece del suo nome autentico: du Bracieux.
Il servo di Porthos è Mousqueton, un normanno, il cui vero nome è Boniface che si veste sempre in modo molto elegante e presta servizio al suo padrone senza molte pretese.
Altri personaggi del romanzo sono: Constance Bonacieux, guardarobiera e confidente della regina; Monsieur Bonacieux, merciaio, marito di Constance e padrone di casa di D’Artagnan; Monsieur de Tréville, comandante dei moschettieri; Milady de Winter, moglie di Athos e spia del Cardinale Richelieu; Lord de Winter, cognato di Milady; l’uomo di Meung (Conte di Rochefort, scudiero del Cardinale Richelieu) cui D’Artagnan dà la caccia; D’Artagnan padre; Ketty, serva di Milady; il Conte di Wardes, l’uomo di cui Milady è innamorata.
I tre moschettieri includono, oltre a personaggi fittizi, anche personaggi storici, come: il Cardinale Richelieu; Anna d’Austria; Luigi XIII; il Duca di Buckingham; John Felton (1595 – 1628), puritano irlandese, assassino del Duca di Buckingham, perché Dumas nel suo romanzo mescola realtà storica e finzione.
Lo stesso protagonista del romanzo, D’Artagnan, è ispirato a Charles de Batz de Castelmore d’Artagnan, realmente esistito e nato tra il 1611 e il 1615 a Lupiac in Guascogna.
L’originale del personaggio di Dumas entrò nel corpo dei Moschettieri nel 1644 e fece una straordinaria carriera militare, tanto da ricevere dal Cardinale Mazarino il titolo di “Capitano e custode degli uccelli della voliera delle Tuileries”.
Morì in battaglia a Maastricht, nel 1673. La sua morte è narrata da Dumas ne “Il visconte di Bragelonne”.
A differenza di D’Artagnan, gli altri tre moschettieri hanno in comune con i personaggi fittizi poco più del nome e sono: Armand de Sillegue d’Athos d’Auteville (Athos), Isaac de Portau (Porthos) e Henri d’Aramitz (Aramis).
Il romanzo di Dumas ha ottenuto un notevole successo letterario e ha ispirato diversi film, fumetti e serie tv e non si può dire che si tratti solo di una storia divertente e avventurosa, se Benedetto Croce (1866 – 1952; filosofo, storico, politico, critico letterario e scrittore italiano) ha speso per “I tre moschettieri” lodevoli parole.
“Da parte mia, non provo il rossore di cui altri sentirebbe inondato il volto nel dire che mi piacciono e giudico condotti con grande brio e spigliatezza i Trois mousquetaires di Alessandro Dumas padre. Ancora molti li leggono e li godono senza nessun’offesa della poesia, ma nascondendo in seno il loro compiacimento come si fa per gli illeciti diletti, ed è bene incoraggiarli a deporre la loro falsa vergogna e il loro congiunto imbarazzo”.
In copertina: particolare de “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas (illustrazione dell’edizione di Calmann-Lévy, Parigi, 1894).