Minuzioso, ed ‘emozionale’ il modo di descrivere di Clara Sánchez.
Il personaggio di Verònica ci giunge attraverso gli occhi e le sensazioni dell’altra co-protagonista: Laura ed è un vero e proprio racconto, dal ritmo incalzante.
Una ridda di particolari che si susseguono come se chi osserva e definisce la ragazza sia colto dalla sua forte vitalità che s’impone alla vista e fluisce nelle parole usate per descriverla.
“Era una di quelle persone che ti rimangono in testa anche se le guardi appena. Con alcune devi fare uno sforzo sovrumano per ricordarne il viso o il nome, e invece altre ti sembra di averle conosciute in un’altra vita più intensa. Non era quello che si dice una bella ragazza, e neanche brutta, ma tutto quello che aveva era molto forte: la brillantezza dello sguardo, la lucentezza dei capelli, la forma del naso, le guance, il rosa della bocca, l’ombra marcata delle occhiaie, le spalle, le mani, le cosce tese sotto i jeans, la voce roca come quella di una cantante nera. L’energia che sprigionava era così densa che si poteva vedere e toccare“. (tratto da: ‘Entra nella mia vita‘)
In un evolversi di elementi sempre più incalzanti: i capelli, il naso, le guance, la bocca, ecc. arriviamo alla frase conclusiva, dopo una corsa tra sostantivi e aggettivi accumulati a bella posta per farci sentire tutta la carica vitale di Verònica.
La Sánchez chiude il suo miniracconto con una frase che interrompe il flusso ritmico precedente e ci porta di colpo all’interiorità del personaggio, come se ogni elemento esteriore di questa ragazza scaturisca dalla sua anima e da essa sia modellato e reso palese a chiunque la osservi.